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Shin chan: Me and the Professor on Summer Vacation – Recensione

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L’estate sta per giungere alla sua naturale conclusione, ma non per Shinnosuke e soci

Ancora resto incredulo dinnanzi all’immagine che mi sono fatto di Shin chan: Me and the Professor on Summer Vacation – The Endless Seven-Day Journey, originariamente intitolato クレヨンしんちゃん 『オラと博士の夏休み』 ~おわらない七日間の旅~ (una robina corta, corta, non trovate?). Parliamo di un videogioco ispirato all’omonimo anime/manga del quale non sono certo un vero e proprio estimatore, ma di cui mi è capitato di vedere qualche episodio e leggere qualche capitolo tempo addietro – questo sì –, apprezzandone a più riprese l’ironia e lo stile senza mai realmente appassionarmi. Prima di oggi conoscevo giusto qualche personaggio della serie, mentre ora mi sento decisamente più navigato e in grado di individuare subito alcuni volti noti che hanno trovato spazio in questa nuova reinterpretazione del brand.

Ma cos’è – questa la domanda che continuo a farmi – Shin chan: Me and the Professor on Summer Vacation – The Endless Seven-Day Journey? Come posso io, poco avvezzo a tale tipologia di giochi, spiegare a terzi ciò che per circa quindici ore (c’è vita anche oltre l’end game) mi ha completamente rapito, svuotandomi la mente da qualsivoglia pensiero? Potrei commettere diversi errori nell’affibbiarlo ad una categoria precisa piuttosto che ad un’altra; e allora ecco che scavando nei meandri del web mi sono documentato e ho capito: l’avventura di Shinnosuke appartiene a quella che in gergo viene definita come una simulazione di vacanze estive.

Shin chan

Cioè, davvero fantastico: solo i giapponesi potevano partorire un’idea del genere; chissà, magari poiché pressati dall’incessante lavoro, si son sentiti in dovere di riversare, all’interno di un videogioco, tutta la loro voglia di evadere. Che poi è un po’ il concetto che fa da sfondo anche ad Animal Crossing (qui trovate la recensione dell’ultimo capitolo), anche se lì – onestamente – viriamo su qualcosa che aggiunge ulteriori dinamiche tipiche di un sim-life. Ed infatti, salvo alcune situazioni che possiamo ritrovare nell’opera Nintendo, il tie-in di Shin chan tende a camminare su sentieri diversi; gli stessi che sarete abituati a percorre durante la vostra scampagnata estiva in un villaggio rurale, tipicamente nipponico, chiamato Asso.

Dovendo partire per un viaggio d’affari nella regione di Kumamoto (dov’è sito il paesino di Asso), Hiroshi (papà di Shinnosuke) si porta quindi dietro l’intera famiglia composta per l’appunto dal protagonista dell’opera in questione; da Misae (mamma); Himawari (sorellina) e Shiro, cane di piccola stazza e fedele compagno d’avventure. Destino vuole che alla stazione, in attesa del treno che li avrebbe poi condotti a destinazione, incontrano uno strano uomo che offre loro una macchina fotografica di sua invenzione, anch’essa altrettanto stramba. Grazie a quest’ultima, Shin chan può quindi godersi appieno la natura che lo circonda, fotografando quelli che sono i momenti indelebili di questa folle, ma altresì rilassante, vacanza; ai piedi di montagne cui si distendono bellissimi campi e panorami che scaldano il cuore e proiettano oltre i confini dell’immaginario.

Shin chan

L’intera famiglia di Shin chan verrà ospitata da un’amica d’infanzia della madre, alloggiando al piano superiore di quella che è la loro attività: l’Hinoyama Café, aiutando all’occorrenza Yoyoko (l’amica), Lalako (sorella di quest’ultima) e Cap (il papà) a risolvere problemi di vita quotidiana.

La storia prende forma giorno per giorno, suddividendosi quindi in diciannove capitoli distribuiti in ordine casuale e che, a grandi linee, vi terrà impegnati con alcune attività che ripeterete come fosse logica routine. Per riallacciarmi alla ricerca di cui vi parlavo poc’anzi, sappiate che Shin chan: Me and the Professor on Summer Vacation è lo spin-off di una serie che sul proprio territorio (Giappone, ovviamente), è conosciuta col nome di Boku no Natsuyasumi (ぼくのなつやすみ), che tradotto sta a significare letteralmente: le mie vacanze estive. D’altronde è stato proprio il creatore che diede i natali alla serie con il suo studio (Millenium Kitchen) a proporre sotto una nuova lente le avventure della famiglia Nohara; un certo Kaz Ayabe che di certo l’ultimo arrivato non è.

Mi ero già ritrovato in passato a confrontarmi con un gioco della serie attraverso l’emulazione di un capitolo import (ora che ci ripenso più attentamente), salvo poi dover desistere dinnanzi all’ostilità di una lingua tutt’altro che comprensibile. Sono venuto a conoscenza comunque che il primo gioco di questa saga risale all’epoca PlayStation e che nel tempo, almeno su suolo nipponico, ne sono stati rilasciati numerosi seguiti; non saprei dire con esattezza quanti, però.

Quello che posso dire, invece, è che solo alcuni tra questi vantavano una narrativa che imprimeva nel gioco uno scopo da raggiungere, laddove prima veniva concepito e percepito come una simulazione nuda e cruda che non necessitava di tale aggiunta. E Shinnosuke, con la sua nuova avventura, aggiunge un po’ di pepe alle proprie vacanze, regalando persino qualche colpo di scena interessante; decisamente folle, ma interessante. Un guizzo, se vogliamo, che il videogiocatore, arrivato ad un certo punto, non si aspetta minimamente, e che sorprende portando con sé una leggera brezza estiva e nuove attività da svolgere che mai avrei immaginato.

Shin chan

Alla base di Shin chan: Me and the Professor on Summer Vacation risiede infatti un gameplay piuttosto semplicistico, composto da un tasto dedito all’interazione ambientale con cui raccogliere materiali e persino pescare; un altro necessario a far sì che il protagonista corra come un matto lungo gli scenari di gioco e in ultimo, ma non ultimo, quello che ci consente di utilizzare il retino con cui catturare insetti di varia specie. Sarà infine possibile accedere al menu di gioco – come da tradizione – dove poter tenere sotto controllo gli obiettivi sin lì raggiunti, consultare il proprio inventario, osservare il bestiario espandersi con le specie di animali catturati, accedere alla mappa della graziosa cittadina e via dicendo.

Camminando su e giù per le scoscese terre di Asso, il piccolo Shin chan dovrà fare i conti però sia con i morsi della fame che con l’orario del giorno; e se col primo, laddove in alto a destra dello schermo notaste la stamina esaurirsi lentamente e dover mettere, giocoforza, qualcosa sotto i denti (come chocobi, onigiri e snack), con il secondo vi domanderete spesso: ima nanji desu ka (今 何時ですか。– che ore sono?). Cibarsi, dunque, come tenere sotto controllo l’ora, sarà sempre importante, così da non incappare in improvvisi svenimenti dovuti alla stanchezza e per riuscire, in qualche modo, a catturare tutte le bestioline che popolano il paesino o a portare a termine le richieste.

Capiterà infatti che per l’ora di cena, al calar del sole, un personaggio non giocante verrà a farvi visita ovunque voi siate, richiamandovi alla vostra dimora per cenare come di consuetudine in compagnia della vostra famiglia e dei nuovi amici che vi hanno offerto ospitalità. Lo svolgere attività, di per sé, non farà scorrere il tempo come nella serie Persona (qui la recensione del quinto episodio in versione Royal), ma lo farà defluire in maniera naturale dandovi la possibilità di esplorare liberamente le zone e, all’occorrenza, ma con le dovute limitazioni, farlo anche sotto un cielo stellato.

Il vero fulcro del gioco viene però catalizzato tutto nel diario del piccolo Shin, capace di prendere vita abbozzando disegni ed articoli per il giornale locale e tenendo memoria degli eventi che si susseguono quotidianamente. Non si tratta di una vera e propria dinamica di gameplay con cui poter sbizzarrirsi, profonda e dotata di chissà quale stratificazione, anzi; è tutto piuttosto automatizzato, ma vi è necessario accedervi prima di coricarvi per far procedere la narrativa e non lasciarsi nulla indietro, affidandolo al caso. Sicuramente sarà un qualcosa con cui familiarizzerete passo dopo passo, ma non avverrà certo di rado l’utilizzo che ne farete, e scoprirete così quanto, alla fine, leggero, appagante e ben implementato sia. Non appesantisce tramite inutili interazioni, sostanzialmente, ma si rivela utile all’occorrenza.

È così che funziona Shin chan: Me and the Professor on Summer Vacation, insomma, mettendovi a vostro agio attraverso attività blande, attivo/passive, votate perlopiù all’esplorazione, a monetizzare il più possibile dalle commissioni portate a termine e catapultandovi nel cuore di qualcosa che ha un profumo nostalgico; chi ha vissuto l’epoca d’oro degli anime durante gli anni ’90, ed è cresciuto a suon di Captain Tsubasa, Slam Dunk o Kimagure Orenji Roudo (É Quasi Magia Johnny), ha già capito a cosa faccio riferimento.

Shin chan

Perché ciò che più colpisce del titolo sono quelle ambientazioni pre-renderizzate, splendidamente disegnate (tanto da non riuscire a distinguerle dalla loro controparte televisiva), che sanno incredibilmente di casa; anche se quella casa non la si è vissuta dal vivo ma seduti su un divano dall’altra parte del mondo. Forse ciò che risente di più a livello visivo sono i modelli poligonali dei personaggi, che sono fedelissimi all’opera originale ma che talvolta accennano un po troppo aliasing. Che meraviglia però trascorrere le giornate all’interno di questo videogioco, ragazzi, ed esplorarne ogni zona (che per inciso vengono sbloccate poco a poco). È una delicata gioia audiovisiva come non ne vedevo da tempo, forse addirittura da quando i J-RPG abbandonarono la pre-renderizzazione degli scenari a favore di un modellazione 3D spesso poco ispirata; incapace di replicarne le magnificenze viste in passato, parliamoci chiaro.

La cosa che mi ha ulteriormente sorpreso è che vi è persino una spruzzata di gioco di ruolo nipponico per come lo intendiamo solitamente; ma lascio a voi scoprire di che si tratta.

Con Shin chan ho vissuto un sogno piacevole, frenato soltanto da alcuni limiti produttivi e circostanze che credevo di ritrovare, e che invece non si sono palesate; come ad esempio una passeggiata sotto una leggera pioggia estiva, camminando su di una ripida e infinita scalinata in compagnia di Shiro, facendosi strada tra i portali Torii. Ma qui ora sto viaggiando con la fantasia e vaneggiando oltremodo. Quello che è certo è che ho sperimentato, per la prima volta, un nuovo modo di divertirsi con i videogiochi; e mi ritrovo ormai alla soglia dei trentacinque anni, eh.

Che spettacolo!

Non si finisce mai di imparare e di apprezzare cose nuove; e dopo numerose scampagnate gironzolando qua e là, non mi resta che fare un bel bagno d’umiltà e professare un grande mea culpa.

Come ho fatto ad arrivare sin qui senza mai provare un’esperienza simile, mi chiedo? Davvero non me ne capacito.

Perché di questo si parla: un’esperienza atipica per la maggior parte dei giocatori occidentali che probabilmente passerà in sordina, con nostro sommo dispiacere; già lo so (oltretutto perché sprovvisto di localizzazione italiana).

Basta vedere la stampa nostrana: avete per caso trovato un altro sito, specie rinomato, accennare a quest’opera appena uscita?

Sono tutti in vacanza o cosa?

Che cavolo stanno facendo, scusate?

Fortuna che l’amore che proviamo per i videogiochi tutti, con Shin chan: Me and the Professor on Summer Vacation si è spinto oltre l’inverosimile, e che unendo le forze con Ismaele (che è andato a caccia dell’editore), siamo riusciti in qualche modo a parlarvi del birbante ragazzino creato dalla matita di Yoshito Usui. E vorrei davvero aggiungere tante altre cose nonché ringraziare personalmente NEOS Corporation, che ci ha dato fiducia e in qualche modo concesso questo racconto in anteprima italiana della versione Nintendo Switch, ma mi fermo qui.

Tra un canto di cicale e l’altro, udendo favole narrate in veranda dalla dirimpettaia Hata Ayoama e in compagnia di un tema musicale delicato quanto basta da restarti impresso (eseguito per l’occasione dalla soave voce di Riko).

Per alcuni le vacanze estive stanno giungendo al termine, ma per altri potrebbero iniziare ora, a patto di abbracciare la filosofia proposta da Shin chan: Me and the Professor on Summer Vacation e abbandonarsi ad essa.

Vi si potrebbe aprire un mondo che non sapevate di apprezzare.

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CONCLUSIONI
Overall
8/10
8/10
  • GRAFICA - 9/10
    9/10
  • GAMEPLAY - 6/10
    6/10
  • AUDIO - 8/10
    8/10
  • LONGEVITÀ - 8/10
    8/10

IN SINTESI

Dopo averci passato all’incirca quindici ore sopra, sono davvero felice di non essermi lasciato sfuggire un gioco come Shin chan: Me and the Professor on Summer Vacation -The Endless Seven-Day Journey- e di essermi abbandonato alle sorprese che  questo ha avuto in serbo per me. Chiaramente non è un gioco per tutti poiché tende a replicare qualcosa di difficile rappresentazione, come una vacanza, che indubbiamente si vive in prima persona e in maniera del tutto soggettiva. Fortunatamente al timone di questo produzione c’è colui che diede i natali al videogioco per antonomasia da cui trae ispirazione, e lo si vede dalla sua semplicità e dal modo in cui le giornate in compagnia di Shinnosuke scorrono via. Per me comunque è stata un’esperienza ex-nova, insolita, e che mi pento dannatamente di non aver mai vissuto attraverso le opere passate. Certo, potrebbe venire a noia presto se il mood con cui lo andrete ad approcciare non sarà quello giusto, perciò fate attentamente le vostre valutazioni in sede d’acquisto. Io, dopo averlo spolpato per un po (e continuerò a farlo anche dopo aver visto l’end game), non posso che consigliarvelo caldamente perché ho ancora quel barlume negli occhi, che difficilmente riesco a lavar via.

Bellissimo tecnicamente (su Nintendo Switch Oled è poesia), e in arrivo presto anche su PlayStation, Steam ed Epic Store; fossi in voi ci farei davvero un pensierino.


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Gennaro Schiavelli

“Non vuoi niente. Non credi in niente. Il futuro è il tempo che ti rimane prima di finire un videogioco. Non credi nella vita dopo la morte e hai poca fiducia nella vita in generale. L’unica cosa che sai per certo è che non vuoi le stesse cose dei tuoi genitori.”