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PlayStation e le sue indelebili memorie

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Un viaggio tra le vecchie glorie del passato

Buon anno a voi e famiglia. E alla PlayStation.

Così, perché mi sembra corretto iniziare questo articolo con i più buoni propositi. Già, anche perché il periodo post-natalizio è di norma un po’ uno schifo per tutti. Non a caso ti senti grasso come la vacca della Milka e appena arrivi a casa vedi ancora l’albero di Natale.

Nessuno smonta l’albero di Natale.

A volte resta lì anche fino a Pasqua. Ti guarda, ti supplica, quasi riesci a sentirgli dire “mi smonti?”, ma tu sei troppo grasso e pigro e non lo fai. Anche perché un po’ ce l’hai con Babbo Natale.

Babbo Natale è un infame.

Non ti porta mai quello che vuoi; lavora come un cane per tutte le feste, ma poi va in ferie fino ad inizio dicembre. Te lo credo che ride sempre. Io però ho un buon ricordo di Babbo Natale. Correva l’anno 1997 e sotto l’albero mi ritrovo una scatola dalle dubbie dimensioni. Scartato il pacco senza pietà, trovo al suo interno una PlayStation, vera. Con dentro una demo.

Babbo Natale a volte è tirchio.

Così, a memoria, ricordo su tutti ci fosse la demo di un gioco chiamato Grand Theft Auto. Uno spettacolo. Tu iniziavi e c’era una telecamera che riprendeva dall’alto un omino piccolo piccolo. Tu non sapevi cosa dovevi fare; non c’erano tutorial o cazzate del genere, però nel giro di pochi minuti eri lì che ammazzavi gente, rubavi macchine e ruttavi. Un gioco educativo.

Ricordo anche che nella demo ci fosse un T-Rex, ma non ricordo perché o per come quindi tralascio; però ve lo folevo dire. con la ‘F’. Folevo.

Poi ricordo che le mie giornate iniziarono a prendere una piega un po’ strana. Non avevo più voglia di uscire, di mangiare, di dormire. Non riuscivo a staccarmi da quella cosa. Erano i magici anni ’90 della PlayStation.

I videogame allora erano belli, per davvero. Per carità, sono belli anche ora, ma in questo articolo noi siamo di parte e quindi diciamo senza mezzi termini che prima erano più belli.

Ora elencherò alcune cose prese a caso che dovrebbero (se non ci riescono, fa lo stesso) rendere l’idea.

Un giorno uscì un gioco di macchine, si chiamava Gran Turismo. Tutti lo compravano. Io lo giocavo invece dal mio amico Mido perché ero povero. Almeno avevo la scusa per uscire di casa. Lui era un maniaco e passava giornate intere a modificare i settaggi delle macchine. La sua preferita era una Supra. In quel gioco se riuscivi a far schizzare la tua auto 2km all’ora in più ti sentivi un meccanico della Ferrari.

In Gran Turismo la grafica era super realistica e ti riguardavi il replay intero della tua gara manco come se fossi al Mugello. Ah, e prima di gareggiare dovevi prendere la patente, anzi le patenti. Le patenti erano delle sfide difficilissime e se le prendevi tutte eri un idolo. Mido le aveva prese tutte. Poi potevi comprarti le macchine, quelle vere, andando a far visita alle concessionarie. Ecco, in Gran Turismo sembrava tutto vero. Uno spettacolo.

Mido non piacevano i film di paura; a me sì. Un giorno gli consigliai di comprare un gioco, si chiamava Resident Evil. Ero un po’ infame anch’io. Poi andai a casa sua e gli dissi di avviare la PlayStation e giocarci che era bello. Dopo quindici minuti non eravamo più amici e lui ha avuto gli incubi per degli anni.

Io invece no; amavo quel gioco. C’era la telecamera fissa, una cosa che se oggi la provi a spiegare a qualcuno ti rinchiudono in un manicomio. Io ve la spiego perché tanto vivo lontano lontano e non me ne frega nulla.

La telecamera fissa ai tempi della PlayStation era la genialità più assurda che ci potesse essere. La maggior parte dei giochi, infatti, non poteva ancora reggere una struttura completamente tridimensionale e quindi con Resident Evil si era pensato di creare scenari ultra realistici in due dimensioni e appiccicarci sopra i pupazzetti poligonali. Diventava però impossibile far combaciare le due cose cercando di avere una telecamera mobile, cosi si optò di adottarne una fissa che tra l’altro ti faceva fare tanta cacca addosso [per non parlare dell’escamotage di quando aprivi le porte per mascherare i caricamenti. La poca potenza spremeva la mente umana a sfruttare al meglio le scarse risorse a disposizione. Altri tempi – NdR Isma]

Ricordo quando ho incontrato il primo zombie: il gioco non si è fermato spiegandomi come attaccare o dove colpirlo. Il gioco era infame e infatti muori. Poi riprovi e ri-muori. Finché non usi il cervello e dici: “Forse non lo devo ammazzare, ma voltare le chiappe e scappare”.

Per non parlare della costante sensazione di cagarella, perché dopo ore ed ore di gioco bastava una mossa sbagliata per mandare tutto a puttane accorgendosi di non avere utilizzato l’inchiostro per salvare.

Quando morivi, dovevi ricominciare tutto da capo perché i giochi di allora non salvavano la partita ogni tre secondi. Anzi, dovevi prima trovare quella maledetta macchina da scrivere. Quando la trovavi, però, la sensazione di sollievo era paragonabile ad una… va beh, non lo dico.

Resident Evil era anche un gioco educativo. Ti insegnava che dovevi avere tanta pazienza, e tanta memoria. La mappa di gioco te la dovevi trovare e poi memorizzare. Io me la disegnavo su un quaderno.

Sullo stesso quaderno avevo anche scritto tutte le mosse di King, un lottatore di un gioco chiamato Tekken 3, ma di questo parleremo dopo.

Poi c’era Final Fantasy VII. Un gioco dove tu dovevi uccidere i nemici tante volte e mentre correvi loro apparivano a rompere le balle. Tu li uccidevi e ripetevi ‘sta roba per ore ed ore. Così diventavi più forte e ti gasavi un casino.

Quando eri abbastanza forte decidevi di andare a sfidare il bullo del paese, ma lui era più cazzuto di te e tu avevi pure scordato di salvare. Dovevi spesso comprare un controller nuovo quando accadeva. Io rompevo quelli di Mido, quindi ero a posto.

Final Fantasy VII era un gioco bellissimo; forse il più bello disponibile su PlayStation in quel periodo.

Poi uscì Metal Gear Solid ed in molti cambiarono opinione.Metal Gear Solid l’ho conosciuto su una rivista chiamata PSM dedicata a Sony PlayStation (ricordate? Ve ne parlavo anche qui). A quei tempi le notizie le leggevi lì, e loro scrivevano le anteprime e ti facevano salire un hype della madonna. Ricordo che descrivevano Metal Gear Solid come una roba fuori di testa; una specie di film d’azione e spionaggio dove tu potevi eludere le guardie, attaccarle alle spalle e nasconderti dentro una scatola. Io ero cosi eccitato che comprai la versione giapponese (visto che usciva anni prima) e la comprai con i risparmi di una vita. Poi andai da Mido e gli dissi “col cazzo che giochi tu”. Lo finimmo non capendo una mazza della storia, ma non ci interessava; la trama ce la immaginavamo noi. Ah, per la cronaca, l’idea di lanciare il Nikita dentro il condotto fu mia. Non di Mido.

Quello era un gioco di Hideo Kojima; poi Kojima diventò molto famoso e ora ci mette 5-6 anni per fare un gioco perché tanto lui è il maestro e se lo può permettere [dimostrando poi il contrario con Death StrandingNdR Isma]. Viva Kojima.

Un’altra cosa che ricordo degli anni della prima PlayStation e che non uscivano tanti giochi belli. Anzi, ne uscivano pochissimi, cosi avevi il tempo di giocarli tanto. Ricordo che quando finivi un gioco lo ricominciavi e lo rifinivi. Poi quando ti trovavi con gli amici tu dicevi: “Bello Tomb Raider, io l’ho gia finito 4 volte”. Adesso Tomb Raider se va bene lo lascio a metà… e guardo il finale su YouTube.

Poi c’era anche International Superstar Soccer Pro Evolution, che ora si chiama PES perché è più corto. A me e Mido piaceva molto il calcio e quando uscì ISS Pro Evolution eravamo gasati. Mido aveva anche Goal Storm, una versione monca di ISS Pro Evolution. In ISS Pro Evolution potevi scegliere solo le nazionali. Konami, che a quei tempi era povera (o tirchia), non pagava le licenze. Ma a noi andava bene lo stesso. Io prendevo sempre il Brasile perché c’era Ronaldo, anzi… Ronnaldo (anche i nomi venivano storpiati) e poi mettevo R. Corlos in attacco perché tirava delle bombe assurde. Lui prendeva sempre l’Inghilterra e vinceva sempre perché Owen andava sul fondo, la metteva in mezzo e Shearer insaccava di testa. Mido ha dovuto comprare tanti controller nuovi. Onore a PES, o meglio… a ISS Pro Evolution.

Onore anche a FIFAFIFA era un altro gioco di calcio, non bello quanto ISS Pro Evolution, ma aveva le canzoni fighe e le licenze. Quando lo facevi partire in automatico ti partiva la scimmia e urlavi “I E sportz uitsinnegame”. Tutti dicevano è meglio FIFA perché ha le canzoni fighe e le licenze, ISS Pro Evolution è caccapupu. Poi, però, tutti giocavano a ISS Pro Evolution perché era più bello. Mido era ricco e quindi lui li comprava entrambi. In FIFA la fisica aveva delle regole tutte sue e tu potevi tirare delle bombe di testa all’incrocio dei pali anche se ti trovavi fuori area e spalle alla porta. La palla poi era incollata al piede e tutti sembravano dei fenomeni. A FIFA qualche volta vincevo io, ma non me ne fregava niente. Però le musiche le canticchiavo, lo ammetto.

Io ero un fan di Ronaldo (il fenomeno, non Cristiano); era il mio idolo. Un giorno vado dal negoziante di fiducia e Antonio (il negoziante di fiducia) mi dice: “è uscito Ronaldo V Football oggi, lo vuoi?”. Io volevo rispondergli “Col piffero”, ma poi non ho resistito e l’ho preso. Ronaldo V Football era veramente schifoso, però c’era Ronaldo in copertina, con la maglia del Brasile e il nome vero e a me bastava quello [ai tempi ci si accontentava con poco – NdR Isma]. Ho provato in tutti i modi a convincere Mido che Ronaldo V Football era meglio di ISS Pro Evoution, ma lui non mi credeva, anzi mi dava dell’idiota. Erano i primi segnali di “fanboyismo” (spero si scriva così).

Tornado a Tekken 3, io avevo un quaderno completamente dedicato a Tekken 3. A me piaceva tanto King, un lottatore che assomigliava all’uomo Tigre e faceva le mosse di Wrestling. Sul quaderno scrivevo tutte le mosse di KingKing aveva una caratteristica unica: poteva “agganciare” le prese una dopo l’altra e fare una combo letale che ti metteva K.O. in una volta sola (per questo me le scrivevo). Quando lo facevo mi sentivo un Dio sceso in terra e spesso le mie dita si dislocavano, però ero contento. Spesso lo facevo a Mido. Poi Mido prendeva Eddy Gordo. Ecco, in Tekken 3 se prendevi Eddy eri uno stronzo. Eddy era un ballerino e ti bastava pigiare i tasti croce e cerchio in maniera velocissima e vincevi.

International Track & Field. Questo era il gioco delle Olimpiadi. Io sfidavo sempre Mido nella gara dei 100 metri perché le mie dita erano molto più veloci delle sue e avevo una tecnica speciale. Il gioco era praticamente uno spin-off di Eddy di Tekken 3. Però, almeno lì vincevo sempre e Mido stava zitto. Ah, lo battevo anche quando lui imbrogliava ed utilizzava un controller speciale che permetteva la pressione ripetuta dei tasti in maniera automatica. Che infame…

Un giorno andai a casa di Mido (tanto per cambiare) e lui aveva comprato un gioco (tanto per cambiare). Mido aveva quasi più giochi di Antonio (il negoziante di fiducia di prima). Quel giorno aveva comprato un gioco chiamato Heart of Darkness e in copertina c’era un ragazzino con un fucile ridicolo ed un cane. A quei tempi i giochi li giudicavi dalla copertina e io gli dissi subito “Ma che cagata hai comprato?”. Lui rispose “Stai zitto, ci sono pure gli occhialini per vedere il 3D inclusi nella confezione!”. Giocammo davvero tanto a Heart of Darkness. Era davvero un capolavoro. Stupendo, davvero; ve lo consiglio (e ve lo consiglia pure Gennaro; qui il nostro #ricordivideoludici). Mamma mia che gioco.

Un altro titolo PlayStation che ci piaceva molto era Oddworld: Abe’s Oddysee, un avventura in 2D piuttosto rivoluzionaria. Faceva anche ridere un sacco perché potevi scorreggiare. Potevi anche controllare i nemici con dei poteri speciali e ti divertivi a farli a pezzi nelle loro stesse trappole. Devo ammettere che quel gioco era piuttosto violento e a noi piaceva anche per quello. Dovevi cercare di salvare i tuoi simili da una triste mietitura ed era figo perché dovevi imparare a parlare con loro per guidarli verso la fuga. A volte le cose andavano veramente male e li facevo finire sotto il tritacarne… ”Ops”… Altro piccolo capolavoro.

Ci sono tanti tanti altri bei ricordi di quel periodo, ma vorrei chiudere con questo, anche perché se no poi si fa lunga e voi non leggete più l’articolo, e io piango.

Un giorno provai a fare l’infame nuovamente e andai a casa di Mido con un gioco chiamato Silent Hill, gli dissi di giocarlo perché era davvero molto bello. Un avventura, dissi. Ma Mido che si era fatto furbo, aveva iniziato ad informarsi bene (aveva l’intera collezione di PSM) e non si fece infinocchiare. Mi disse “ok inizialo tu che vado un attimo in bagno”. Mi ero tirato la zappa sui piedi. Silent Hill faceva ancora più paura di Resident Evil, perché non vedevi un cazzo. Ricordate la storia della difficoltà nel gestire un ambiente completamente tridimensionale e bla bla bla? Ecco, in Silent Hill ci erano riusciti, ma come stratagemma (invece della telecamera fissa) utilizzarono la nebbia, e il buio. Dei veri infami. In Silent Hill dovevi cercare una bambina che sembrava essere tua figlia e sentivi dei rumori strani che ti facevano saltare dalla sedia. Io giocavo e Mido quasi coraggiosamente guardava con le mani davanti agli occhi. Che codardo. Silent Hill aveva diversi finali – quattro, se non sbaglio – di cui uno super segreto con gli alieni. Ovviamente li sbloccammo tutti e ne andavamo fieri, seppur con le mutande sporche. E voi lo sapete bene perché ve ne ho parlato più nel dettaglio qui.

Bene ragazzi, questo è quanto. Un piccolo assaggio simpatico di quello che erano gli anni d’oro di PlayStation. Ovviamente sono davvero molte le perle che mi hanno accompagnato in quei tempi, ma sarebbe inutile e pericoloso per la mia salute includere tutto.

Io e Mido non ci vediamo da parecchio tempo, ma queste memorie con la prima indimenticabile PlayStation sono indelebili e sono una delle ragioni per cui siamo diventati migliori amici.

PlayStation

Ieri però è venuto a trovarmi a casa un amico, ha visto la mia PlayStation Classic. La voleva provare cosi gli ho fatto partire Resident Evil. Non riusciva nemmeno a far camminare Chris. L’ho cacciato di casa e mi sono messo a scrivere questo articolo. Mi mancano tanto quei tempi. Mi manca Mido.

Un saluto, soci.

Buon anno, di nuovo.

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