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Captain Tsubasa: Rise of New Champions – Recensione

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Fermi tutti! Prima di partire con ‘sta robetta chiamata recensione, devo fare le dovute presentazioni siccome questa è la prima volta che mi leggete sulle pagine di Pushbutton.it.

Mi chiamo Alessandro, ho 35 anni (suonati) e vivo a Sydney. Fine delle presentazioni. Ah, dimenticavo: sono quello che ogni tanto fa le live ad orari ignobili. 

Bene, piacere mio. 

Si comincia.

Captain Tsubasa

Che campioni Holly e Benj… ah, no! Qui è Captain Tsubasa!

Ho giocato circa una quarantina di partite a Captain Tsubasa: Rise of New Champions e ho capito una cosa: si tratta di un gioco ARCADE. I giochi ARCADE sono quei giochi che hanno molto poco di realistico, sono piuttosto immediati e se fatti bene sono un botto divertenti. Ecco lo Tsubasa in questione a mio avviso non è un botto divertente. Peccato.

A 35 anni suonati, mi ritrovo tra le mani una copia PC del gioco ispirato al famosissimo anime conosciuto dalle nostre parti con il nome di Holly e Benji. A 35 anni suonati la memoria fa brutti scherzi e mi ci sono voluti almeno due giorni per ricordarmi nomi e volti dei protagonisti in questione. Inoltre il gioco mantiene fede all’originale versione nipponica e quindi tanti saluti alla mia sanità mentale: Holly diventa Tsubasa, Benji diventa Ganzo e Mark Lenders è Hideo Kojima. Meno male che esiste Wikipedia

Senza perdermi d’animo decido però di partire a tutto gas con una partita amichevole, quella che nei titoli ARCADE viene di solito chiamata partita di esibizione. Qui la modalità si chiama VERSUS e mi balza subito all’occhio una cosa: proprio sotto di essa appare anche la VERSUS ONLINE. A 35 anni suonati queste modalità vanno evitate come la peste. 

La modalità versus locale (fino a 4 giocatori) viene divisa in 3 categorie: incontro singolo, calci di rigore e campionato e, almeno inizialmente, si potranno selezionare solamente 3 squadre in quanto per sbloccare le altre bisognerà proseguire nella modalità “STORIA” del gioco. Qui mi è scappato un “cappero, ma allora è proprio ARCADE”

Gasato a mille, mi sono immerso completamente nell’atmosfera ANIME del gioco e i primissimi minuti pad alla mano erano un susseguirsi di “WOW”, “SPETTACOLO”, “TIRO DELLA TIGREEEE”, “AAAAGHHH”, “CATAPULTA INFERNALEEEEE” e così via. Poi poco a poco l’euforia galvanizzata dalle memorie di un trentacinquenne suonato che ritornava bambino si è spenta e l’occhio iniziava a notare le note dolenti di un gameplay che a conti fatti nel lungo periodo non diverte (almeno il sottoscritto).

Io sono sempre stato il tipo di giocatore/recensore che non critica a prescindere la ripetitività di un titolo, in quanto tutti sono ripetitivi. Adventure game, open world, calcistici, giochi di guida, manageriali, picchiaduro; prendetene uno qualsiasi e volenti o no vi ritroverete sempre a fare e rifare le stesse cose. La differenza (sottile) sta nel fatto che alcune cose sono divertenti e altre sono semplicemente pallose; alcune cose sono imprevedibili e altre sono più prevedibili di un tiro telefonato di Bruce (rimanendo in tema). Se per quanto riguarda la componente “divertimento” i pareri possono essere piuttosto soggettivi (ciò che mi diverte può non divertire qualcun altro) dal punto di vista della prevedibilità possiamo invece essere un pelino più oggettivi. A mio avviso in un titolo ARCADE come Captain Tsubasa di imprevedibile succede veramente poco o nulla. Mi spiego meglio.

Il sistema di controllo prende spunto dai famosi titoli calcistici che tutti conosciamo, X per passare, quadrato per calciare in porta, R1 per scattare e R2 per effettuare un dribbling. La gestione dei dribbling e’ la seguente: arrivati in prossimità di un avversario dovrete decidere se dribblarlo premendo R1 o R2 mentre l’avversario dovrà decidere se mozzarvi una gamba in scivolata (premendo cerchio) o rompervi la schiena con una spallata (R1+X). R1 vince sulla scivolata, mentre R2 vince sulla spallata in un sistema che ricorda sasso, carta, forbice, ma meno entusiasmante. Con un sistema del genere infatti non verrà mai messa a dura prova la vostra abilità, ma soltanto il vostro fondoschiena. 

Captain Tsubasa

Un’offerta… risicata

Come in tutti i giochi calcistici, il vostro obiettivo sarà quello di segnare un gol in più dello sfidante. Come si raggiunge tale scopo in Captain Tsubasa? Praticamente in un solo modo: dopo essere riusciti a dribblare l’intera squadra avversaria potrete caricare il tiro speciale di turno che, ahimè, verrà puntualmente parato dal portiere fino a quando la sua barra dello spirito non si sarà esaurita. Questo concetto di gioco si apprende dopo davvero pochi minuti e quindi il giocatore saprà già con largo anticipo l’esito di ogni azione offensiva. Lo stesso discorso vale anche per la fase difensiva, fino a che il vostro portiere avrà spirito la vostra porta sarà praticamente protetta da un muro di cemento. Altro aspetto che toglie imprevedibilità è la mancanza totale di falli di gioco; potrete infatti intervenire sempre e in qualunque modo senza commettere fallo. Da qui l’assenza di calci di punizione o calci di rigore durante un match. Insomma, per farla breve, dopo pochissime partite vi ritroverete realmente ad utilizzare un unico schema e metodo di gioco, ovvero recuperare palla a suon di mazzate alternando cerchio e R1+X e ripartire facendo affidamento al vostro amato fondoschiena fino a che non avrete la possibilità di sferrare tiri speciali che prima o poi si insaccheranno in rete.  Se a tutto ciò aggiungiamo animazioni di base piuttosto scadenti, alcuni problemi di gestione della telecamera (sembra impossibile in un calcistico con 3 visuali) e persino qualche bug (ricordo che la versione testata è quella PC) allora a mio avviso ci troviamo davanti ad un titolo che non fa altro che sorreggersi sulle povere spalle del giovane  Capitan Tsubasa

Le chicche che possono infatti far riaffiorare ricordi ed emozioni non mancano di certo, ma soltanto i fan dell’anime potranno davvero apprezzarle. Escluse le animazioni di base, quelle “sceniche” sono infatti molto belle da vedere e si attivano ogni qualvolta effettuate un tiro speciale, un contrasto particolarmente efficace o durante le partite nella modalità storia. Vedere il pallone “ovalizzarsi” e bucare le mani del portiere con la rete che si gonfia è infatti molto figo e fossi stato nei panni degli sviluppatori avrei probabilmente usufruito di questo escamotage in maniera più frequente. Sarebbe stato interessante inoltre dare il controllo al portiere nel tentativo di bloccare tiri speciali utilizzando magari eventi in stile “quick time event” per potere dare un pizzico di imprevedibilità al tutto.

In maniera quasi sorprendente, Captain Tsubasa offre la possibilità di selezionare alcune strategie di squadra che si attivano con il D-pad e persino di scegliere la formazione e lo schema di gioco. Tuttavia, proprio a causa della natura del titolo, questa componente “gestionale/manageriale” trova davvero poco riscontro in quanto ben presto vi ritroverete ad utilizzare un solo tipo di approccio alla partita.

Rimanendo in tema gameplay non è tutto da buttare, ovviamente, e aggiungerei che l’atmosfera di essere su un campo di Holly e Benji si fa sentire. Il campo sembra volutamente allungato, non certo infinito come nelle famose puntate del cartone animato, ma la scelta degli sviluppatori di riproporre tale sensazione in campo l’ho apprezzata e mi è sembrata corretta, così come i dialoghi tra calciatori durante la partita. Fortunatamente in questo caso il gioco non si interrompe ma se avete l’occhio rapido e attento potrete leggere a schermo quello che si dicono i protagonisti in questione.

Ora spenderei invece due parole sul comparto grafico, ma giusto due; primo perché siamo nel 2020 ed è ormai praticamente impossibile trovare giochi brutti graficamente e secondo perché l’opera presa in esame non mira certo a farvi cascare la mascella.

Promosso a pieni voti.

Per quanto mi riguarda dal punto di vista estetico e visivo Captain Tsubasa: Rise of New Champions fa il suo sporco dovere e ripropone fedelmente quelli che sono i protagonisti della famosa serie. Volti, colori, animazioni (quelle sceniche) ed espressioni facciali risulteranno tutte talmente familiari che avrete voglia di tornare a guardare le puntate del cartone animato. Siccome però avevo detto “giusto due parole” rimedio subito: ottima grafica.

Ora invece spenderò qualche centinaio di parole per parlare delle modalità che il gioco presenta: davvero poche. 

Mi fermerei a queste due parole, ma poi verrei trattato malamente dai miei superiori e quindi approfondisco.

Prima dobbiamo però riunirci un attimo per fare un minuto di applausi a coloro che sono arrivati a leggere fin qui (grazie di cuore) mentre un bel “li mortacci” a tutti gli altri, tanto lo sapranno. 

Sì, sono un po’ infame.

Inoltre colgo l’occasione per buttar giù due righe sul mio modo di scrivere. Nel caso non si fosse capito, mi piace condire sempre i miei articoli con un pizzico di sano umorismo per rendere l’esperienza più piacevole (almeno questo è l’intento). Dopotutto sempre di videogiochi stiamo parlando.

Ecco l’ho detto, ora ripartiamo.

La modalità principale di Captain Tsubasa: Rise of New Champions viene chiamata “IL VIAGGIO” (e Fifa muto) e si suddivide a sua volta in due “CAPITOLI“: il primo funge da sorta di tutorial chiamato “TSUBASA” e il secondo “NEW HERO“. Come facilmente intuibile, nel primo episodio rivivremo le avventure del buon capitano e dovremo portare la nostra squadra alla vittoria del torneo nazionale giovanile per il terzo anno consecutivo. Questo VIAGGIO si svolge tre anni dopo le avventure delle elementari dei nostri beniamini e vi terrà impegnati per una manciata di ore, ponendovi di fronte i più importanti avversari della saga, tra cui il tamarrissimo Mark Lenders, alcuni infortuni storici (la famosa spalla lussata) e altri episodi chiave che portano l’esperienza di gioco ad un collage di eventi “fanservice” di tutto rispetto. Tutt’altra musica nell’episodio “NEW HERO” di gran lunga più corposo e probabilmente il fiore all’occhiello dell’intera produzione. In questo episodio vestiremo i panni della giovane promessa di turno – il Messi quattordicenne nipponico, per intenderci – e dopo aver terminato la creazione dell’avatar tramite un editor piuttosto vario ed espandibile, dovremo decidere in quale istituto iniziare la nostra carriera. Questa prima scelta determinerà quali saranno i nostri compagni di squadra iniziali senza però precluderci la possibilità di interagire con molti altri personaggi dell’universo disegnato da Takahashi. Saranno presenti infatti alcuni dialoghi a scelta multipla le cui risposte potranno leggermente influenzare lo sviluppo della trama, così come lo sviluppo e la crescita del nostro alter ego. In questa modalità dovremo far crescere il nostro personaggio al fine di diventare la miglior giovane promessa del paese, così da prendere parte ai mondiali giovanili e sfidare le grandi nazionali tra cui Italia, Francia, Uruguay, Germania e il Brasile di Santana (personalmente, il mio giocatore preferito).

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CONCLUSIONI

Carissimi lettori, siamo giunti al dunque e dopo alcune considerazioni più o meno serie e alcune boiate (molte) dette dal sottoscritto è ora di passare alle conclusioni. Il mio giudizio semplicistico si può ridurre in un: “maledetti potevate fare molto meglio” e se in parte vorrei davvero concluderla qui, dall’altra parte mi sembra doveroso fare un paio di precisazioni. Il titolo offerto da Bandai Namco e sviluppato da Tamsoft mi è parso sin dalle primissime partite limitarsi a fare il compitino, sia in fase di gameplay sia per quanto riguarda la struttura e lo sviluppo delle modalità di gioco.

A mio avviso si è puntato quasi esclusivamente sulla spettacolarità di alcune situazioni che per molti di noi sono da lacrime agli occhi e pelle d’oca, ma che purtroppo durano assai troppo poco. Personalmente non consiglieri Rise of New Champions a meno che non siate dei fan sfegatati e avete i poster di Holly e Benji appesi in tutta la casa, perché anche coloro che sono cresciuti con questo grandissimo anime, come me, potrebbero non trovarlo così divertente da giustificarne l’acquisto a prezzo pieno. Un peccato in quanto mi aspettavo sinceramente molto di più da un prodotto che aveva tutti i presupposti per poter dire la sua e offrire qualcosa di nuovo in un mercato che è assai carente in questo genere. Buona pace agli ARCADE.


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