After Us – Recensione
Un pianeta sull’orlo della catastrofe ha bisogno di noi
After Us è l’unica produzione recente che è stata capace di distogliere la mia attenzione dal nuovo Zelda; almeno per qualche giorno. Il titolo di Piccolo Studio d’altronde non ha faticato a ritagliarsi sin da subito uno spicchio d’interesse da parte del sottoscritto, dopo il trailer mostrato ai The Game Awards 2022.
Folta chioma fluente; corsa a mo’ di Naruto; fluidità esplorativa e personaggio che mi sapeva tanto, ma proprio tanto, di Nahobino (Shin Megami Tensei V). Tutte caratteristiche a cui il mio occhio ha dato subito corda, facendosi trascinare in un vortice di emotività a cui non ha saputo dire di no finanche ad innamorarsene.
E così, qualche tempo dopo il lancio ufficiale del gioco, eccomi pronto ad esprimere ciò che è un mio modestissimo parere su After Us; che mi è piaciuto si, seppur con qualche riserva.
L’impatto che l’uomo ha avuto sulla natura è stato altresì devastante, ed ha messo al tappeto ogni cosa; con gli ultimi animali presenti sul pianeta che si sono – purtroppo – estinti. Grazie alla Madre, però, che ha usato tutta la sua forza vitale allo scopo di salvarli, si è riusciti ad evitare che le loro anime andassero perdute per sempre; anche se ora si trovano intrappolate nei ricettacoli che solo la luce guida di Gaia potrà indurre al trapasso.
In un gioco che è un mix tra platforming ed esplorazione che tanto mi ha ricordato Journey per via della sua fluidità, si annidano tante emozioni che mi hanno tenuto impegnato per una decina d’ore – all’incirca. Emozioni che però da sole non sono bastate a farmi chiudere un occhio su quelle che sono le numerose problematiche che affliggono After Us; proprio come avvenuto per altre produzioni. Poiché nel moto perpetuo della sua corsa, dei suoi salti e dei suoi combattimenti, si susseguono problemi tecnici di varia natura che ne minano l’esperienza; tra cali di frame rate, freeze improvvisi e controlli – alle volte – un po’ imprecisi, ho faticato non poco quindi.
E quando ti ritrovi giocoforza ad utilizzare la modalità fedeltà piuttosto che quella performance (rinunciando difatti ai 60fps), capisci che qualcosa – sotto questo fronte –, non sia andato esattamente come previsto; poiché tutto sembra dannatamente pesante per girare su PlayStation 5 (ed è chiaramente mal ottimizzato).
La formula da cui attinge After Us comunque è stravista, ma non per questo decontestualizzata. Da un HUB centrale (in cui faremo ritorno numerose volte per aver accesso a compiti secondari ed assistere ad un’evoluzione dello stesso) si potrà infatti accedere all’intera costellazione via via che questa verrà da noi esplorata; permettendoci così di recuperare uno dei numerosi collezionabili persi all’occorrenza. “Costellata” di oasi che fungeranno da teletrasporti e punti di interesse (utilizzati per visitare aree già scoperte) la strada sarà quindi sì tortuosa, ma mai davvero punitiva; e per fortuna (aggiungerei).
Perché il gioco di Piccolo Studio ha davvero un ottimo level design, che rende decisamente più libero e fluido del previsto il nostro approccio, ed è capace di trasmettere un senso di libertà generale che francamente non credevo possibile. Capirete dunque che l’assenza di un vero game over o l’utilizzo frequente dei salvataggi automatici non rappresentano un reale problema, quanto piuttosto permettono al titolo di mantenere sul pezzo noi giocatori con equilibrio; dato che tutto ciò è persino supportato da un’ottima gestione delle meccaniche di gameplay, che vengono introdotte a poco a poco in maniera diligente e sapiente, invogliandoci al loro utilizzo.
Certo, vi sono una caratterizzazione dei nemici alle volte approssimativa e alcune sezioni (specie quando si combatte) che risulteranno perlopiù monotone; ma bisogna avere l’intelligenza di capire il perché di questi limiti e accettarli come meglio si riesce per godersi in toto l’esperienza.
La storia di Gaia – insomma – la considero piena di alti e bassi per i motivi sopra elencati, ma è stata capace attraverso le sue contraddizioni di intrattenermi fino al gran finale; sorretta da un impianto artistico di prima fascia e da musiche oniriche (seppur non vantino chissà che varietà). Il tema dell’ambientalismo è stato trattato con riguardo – a mio modo di vedere – e in maniera genuina, tanto da arrivare dritto al cuore di chi vuole viversela; ma non fatico a credere che qualcuno lo possa trovare invece ridondante sino a puzzargli di già visto.
È un titolo, After Us, che poteva ambire tranquillamente all’eccellenza ma che, figlio di diverse ingenuità, è rimasto vittima di un pantano in cui alcuni sono riusciti ad avere la meglio e altri no; un gioco comunque buono che non mancherò di recuperare anche in versione retail (semmai verrà reso disponibile).
Se cercate un’esperienza accessibile e leggera da giocare durante l’estate e non vi spaventano troppo i problemi evidenziati poc’anzi, dovreste prendere in seria considerazione l’ultima opera di Piccolo Studio.
Resta pur sempre affascinante.

“Non vuoi niente. Non credi in niente. Il futuro è il tempo che ti rimane prima di finire un videogioco. Non credi nella vita dopo la morte e hai poca fiducia nella vita in generale. L’unica cosa che sai per certo è che non vuoi le stesse cose dei tuoi genitori.”