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Wanted: Dead – Recensione tra pallottole e ignoranza

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Una Hong Kong distopica del futuro; cyber-militari e agenti corrotti; una cospirazione aziendale; un’unità d’élite della polizia pronta a tutto pur di far chiarezza su ciò che sta accadendo e Hannah Stone, agente speciale dal passato tormentato e leader della Zombie Unit. Questo è molto altro è quanto ritroviamo in Wanted: Dead, l’ultima fatica di Soleil diretta da uno degli ex-veterani di Team Ninja, Hiroaki Matsui, che ha lavorato ad alcuni Dead or Alive nonché a quei capolavori di Ninja Gaiden / Black e Ninja Gaiden II (non quello scempio dei Sigma  da cui stare obbligatoriamente alla larga) e pure a Devil’s Third (che io ho personalmente amato).

Si tratta di un ibrido action tra hack ‘n’ slash e third person shooter, adrenalinico a mille e fottutamente arcade oriented, intriso di un tasso di sfida parecchio elevato e caratterizzato da una difficoltà tipica dei bei vecchi tempi che furono, ma mai così tale da rendere il prodotto frustrante o poco stimolante (anzi). Dopotutto il lavoro di Soleil e Matsui è una lettera d’amore nei confronti della sesta generazione, periodo in cui opere di questo tipo erano un po’ di più all’ordine del giorno. Wanted: Dead è un titolo senza troppe pretese che arriva al dunque e sa tanto divertire quanto far imprecare con le sue sequenze spettacolari d’azione concreta che non si perde in fronzoli e menate varie, puntando all’intrattenimento più puro con la giusta dose di ignoranza e tamarragine che non guasta (e basta) mai, ma mettendo in risalto aspetti decisamente toccanti e che vanno ad approfondire il lato più umano dei personaggi che si rivelano essere molto più del classico stereotipo di facciata. Insomma, una narrazione a metà tra il caciarone all’ennesima potenza e la mera seriosità.

Wanted: Dead
Ammazzare il nemico, e farlo con stile.

Da un lato ritroviamo quindi tamarrate fuori di testa, tra combattimenti con fortissimi ninja in resistenti esoscheletri stile Gray Fox, Spider Tank da far saltare in aria o momenti di pura follia come lo smembramento di corpi attraverso l’uso di roboanti motoseghe – coperto da un creativo e simpatico “CENSORED” – ad attimi più riflessivi e significativi, nonché filmati anime (molto ben fatti, tra l’altro) che vanno ad approfondire il passato della nostra protagonista. Quello di Wanted: Dead potrebbe sembrare un minestrone – in fondo lo è –, eppure è di quelli ben fatti e che nel loro apparente nonsense sanno lasciare il segno. Certo, magari non enfatizza al meglio tutte le sue potenzialità e risulta tecnicamente abbastanza arretrato oltre che scarno, tuttavia mette in risalto uno stile che sa il fatto suo, con quei colori al neon assai vivaci e tanto tanto sangue che fa il resto (ne abusa il buon Tarantino, non vedo perché non possa farlo Matsui). Bellissimi risultano infatti i dettagli sul corpo della tenente Stone che viene ricoperta completamente dal sangue dei nemici che ammazza durante il suo cammino. La regia ricalca inoltre questo aspetto mostrandoci le sue ripetute docce, ma non per dell’effimero fanservice – d’altronde non si intravede mai nulla – quanto piuttosto per rimarcare il lavar via il rosso fluido delle sue vittime impregnato nel suo corpo.

Con Wanted: Dead mi sono sentito subito a casa, perché imprime una filosofia ludica a me tanto cara e che mi auguro non venga mai perduta del tutto per via della ricerca ossessiva (e forse apparentemente inutile) del realismo più estremo. Wanted: Dead è un’opera che trasuda giapponesità da tutti i pixel e in ogni combo e finish letale di cui si avvale. Non è un gioco perfetto, né tantomeno esente da difetti, ma è una produzione che con le sue chicche e i suoi momenti folli sa esaltare e regalare un’esperienza piacevole – azzarderei quasi imperdibile, per gli estimatori del genere. Tutti gli altri possono starne alla larga se cercano produzioni più in linea con ciò che offre il mercato odierno. Wanted: Dead è da un lato fuori tempo massimo, ma dall’altro un qualcosa di cui avevamo assolutamente bisogno. In un periodo storico dove in pochissimi osano, è quella mosca bianca con il fardello da pecora nera: tutti lo evitano, snobbandolo, ma quei pochi che lo terranno in considerazione non avranno nulla di cui pentirsene.

Wanted: Dead
La bellissima Collector’s Edition dedicata al gioco. Sì, non potevo lasciarmela scappare.

Potranno esserci alcuni glitch audio (almeno nella versione Xbox One da me giocata), una mancata verticalità che non avrebbe guastato (purtroppo è sprovvisto del comando dedito al salto), animazioni facciali non sempre al top (tuttavia il lavoro svolto è abbastanza buono e le cutscene dirette da Stefanie Joosten ne sono la prova), uno shooting un pelino ingessato (rispetto alla componente hack ‘n’ slash pura davvero tecnica, dinamica e adrenalinica), qualche calo di frame rate (fortunatamente quasi mai nei momenti concitati) e svariate piccolezze come muri invisibili un tantino inutili o altre cazzatine qua e là. Eppure l’opera Soleil, edita dal publisher 110 Industries, centra appieno il bersaglio e svolge sapientemente il suo dovere, e lo fa inserendo persino degli intermezzi interessanti – quasi atipici per il genere – in cui il giocatore potrà muoversi all’interno del distretto di polizia per trovare file che vanno ad arricchire tutto quello che riguarda la trama del titolo, addestrarsi con la katana o al poligono di tiro all’insegna del miglior punteggio (da buon arcade che si rispetti) ed altro.

Se sparare non è il massimo (pur regalando di tanto in tanto qualche soddisfazione), il combattimento corpo a corpo è il fiore all’occhiello di Wanted: Dead e mette in risalto tutto lo stile di un autore che si capisce abbia lavorato con il maestro, Tomonobu Itagaki. Non per altro, quando Gennarino mi segnalò uno dei primissimi trailer del gioco, le vibes di Devil’s Third furono fin da subito evidenti. Pur non eguagliando il feeling ed il feedback dell’aspramente criticata esclusiva Wii U del 2015, l’operato di Matsui propone al contempo qualcosa di più tecnico e profondo, con tanto di albero delle abilità. Se sulle prime battute ci si sentirà quasi impotenti col pad tra le mani, verso la fine le variabili offerte da questo esuberante action saranno molteplici: tra schivate, capriole, combo di katana e pistola, parry e contrattacchi vari ed esecuzioni animate da Dio (in base a svariati fattori, Hannah Stone eseguirà un qualcosa come oltre cinquanta mosse finali) ci sarà da sbizzarrirsi. Che dire poi delle boss fight… non in gran numero, ma quelle presenti nella campagna sono tutte galvanizzanti e di buon livello.

Wanted: Dead
Uno dei folli minigiochi di Wanted: Dead. Eh sì, il titolo che vedete alle spalle dei due personaggi è giocabile: si tratta di Space Runaway, un omaggio ai classici arcade sviluppato proprio da Soleil e disponibile pure stand-alone.

Il tutto è accompagnato da una colonna sonora non sempre brillante – va detto –, ma che sa come pompare l’adrenalina nelle vene nelle occasioni giuste, adattandosi inoltre perfettamente al contesto e all’art direction del gioco con i suoi tratti futuristici coadiuvati da rimandi retro anni ’90 che sapranno toccare le corde emotive dei più nostalgici. Non da meno la regia, che non proporrà chissà quali inquadrature geniali o ricercate, ma sa come caratterizzare l’azione o i momenti di quiete prima di una missione con tanto di personaggi cazzoni che sapranno strapparvi più di una risata con il loro carisma. Il ritmo è quindi sempre incalzante e la campagna non dura né troppo né troppo poco per cui poter accusare ripetitività o il volerne di più, risultando così al tempo stesso anche assai rigiocabile.

Quello che manca in Wanted: Dead è una maggior profondità e ricchezza di tutto il buono che offre. un level design che mettesse in risalto le fasi shooting (lo fa davvero di rado e infatti sarà sempre preferibile la spada) e sequenze uniche tra inseguimenti e/o sparatorie a bordo di veicoli (a mio avviso irrinunciabili in un action, specie in uno così tamarro ed ignorante come questo). Si possono criticare i valori produttivi non di certo esosi, alcuni aspetti discutibili e il prezzo che poteva essere un pelo più basso considerando i numerosi limiti, ma nonostante tutto rimane comunque un mero diamante del genere. Un diamante grezzo (molto grezzo), senza dubbio alcuno, ma pur sempre un diamante. Un’opera che potrebbe essere riscoperta e rivalutata negli anni. Quando – e se – accadrà, io potrò dire che lo avevo tenuto in considerazione già a suo tempo. Come sempre ognuno fa ciò che meglio crede, ma se volete del puro intrattenimento arcade old school che vi faccia spegnere il cervello per una decina d’ore, Wanted: Dead fa di sicuro al caso vostro.

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CONCLUSIONI
Overall
6.7/10
6.7/10
  • GRAFICA - 6.5/10
    6.5/10
  • GAMEPLAY - 8/10
    8/10
  • AUDIO - 7/10
    7/10
  • LONGEVITÀ - 7/10
    7/10

IN SINTESI

Wanted: Dead non è per nulla un titolo che consiglierei a cuor leggero, sia per motivi prettamente tecnici che per il suo essere dannatamente old style. Tuttavia è quel tipo di prodotto che invito a non sottostimare per il suo aspetto datato, per qualche difetto o per quelle che potrebbero sembrare delle puttanate a causa degli standard a cui ormai ci hanno abituati (male). Di sicuro non si tratta di un’opera imperdibile, poiché rivolta in primis agli estimatori degli action giappo-tamarri arcade oriented; se però rispondete a questi requisiti, una chance la merita tutta.


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Ismaele "Isma92" Mosca

Appassionato di videogiochi sin da piccolo, al punto tale da portarlo nel tempo a scrivere per circa dieci anni per il settore videoludico. Dopo aver lasciato tutte le testate per le quali scriveva, eccolo intraprendere una nuova avventura sulle pagine di Pushbutton.it, piccola realtà nata dalla sua mente e quella di due grandi compagni di viaggio, nonché cari amici: Gennaro Schiavelli e Antonio Rodo. Retrogamer incallito e musicista, ama la pizza e la cultura nipponica ed è pronto a raccontarvi e condividere tutto quello che gli passa per la testa.