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Deathloop: ma che bellezza – Recensione

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Non è certo inusuale per un videogiocatore avere, oltre a genere e saghe preferite, anche qualche software house prediletta, di cui si fida ciecamente e in cui ripone senza problemi le proprie fiducie. Chi vi parla ha ad esempio diversi studi tra le proprie grazie e tra questi spicca senza troppi problemi Arkane, autore, oltre che del qui presente Deathloop, anche dell’ottima saga di Dishonored e dell’ultimo fantastico Prey. Una casa di sviluppo maestra come poche altre in quanto a level design e famosa soprattutto per essere in grado di dare in mano al giocatore un gameplay tanto poliedrico e versatile quanto accessibile, capace di adattarsi alle caratteristiche di ogni singolo videogiocatore. Deathloop, vi togliamo subito il dubbio nel caso ancora lo aveste, incarna alla grande tutte queste caratteristiche e altro non è che l’ennesima prova di forza della straordinaria fucina creativa di Arkane.

Deathloop

Deathloop: un mistero da svelare

Come fa presagire anche il nome stesso, traducibile in italiano come Ciclo della morte, Deathloop si sviluppa attraverso dei cicli ricorrenti, in cui dovremo cercare di avvicinarci sempre di più alla verità e al comprendere tutte le sfumature della situazione in cui ci troviamo. Non un semplice rifare e rifare le stesse come decanterebbe Vaas, bensì il comporre un tassello alla volta un quadro più grande.

Deathloop

Quello che resta alla fine di questo turbinio di misteri e proiettili è una storia di livello, che merita di essere narrata e soprattutto ascoltata. Un racconto che convince fin dai primi istanti, dal risveglio sulla spiaggia di un completamente spaesato Colt – il nostro alter ego in gioco – fino ad arrivare alla conclusione, passando ovviamente per il particolare ma riuscito dualismo con Julianna, colei che ci darà la caccia fin dal primo istante. A rendere il tutto ancor più interessante è poi una narrazione che procede su diversi piani: oltre al più classico raccontare con dialoghi ed eventi, trovano infatti largo spazio anche documenti da leggere, oggetti da ritrovare e pure qualcosa a livello ambientale, grazie all’estrema cura posta da Arkane nella ricostruzione di Blackreef. La location di Deathloop è infatti una sorta di libro aperto, da cui apprendere e comprendere tanto se non addirittura che più dai dialoghi.

Un Gioco con la G maiuscola

Blackreef, oltre che essere parte integrante del bel racconto orchestrato da Arkane, è un’incredibile sorta di enorme parco giochi; un assuefacente luogo in cui darsi alla pazza gioia con l’irresistibile gameplay alla base della produzione, da anni a questa parte il cavallo di battaglia del talentuoso studio Bethesda. Ogni piccola zona in cui ci imbatteremo è infatti una piccola goduria di level design, in cui scatenare alla grande il ricco gameplay, con tanto di ottimo gunplay, imbastito per l’occasione dalla celebre software house.

Zone che si sviluppano in verticale, cambiano nel tempo, evolvono in base alle nostre azioni e al momento del giorno, risultando sempre differenti quasi ogni volta che ci passiamo. Il perfetto palcoscenico, insomma, per il precedentemente citato gameplay messo in piedi da Arkane, fatto come sempre da un grande dinamismo, tanti poteri e, soprattutto, un’incredibile libertà di scelta.

Deathloop

Ancor più che nei Dishonored, dove era comunque senza troppi problemi possibile anche abbandonare ogni velleità stealth, in Deathloop qualsiasi stile di gioco calza a pennello, a partire dall’approccio più guerrigliero fino ad arrivare a chi preferisce passare in sordina, passando per tutte le infinite sfumature nel mezzo. L’ultima fatica di Arkane è un capolavoro di polimorfismo e di versatilità, un qualcosa che si adatta a qualsiasi giocatore con una nonchalance incredibile. E scusate se è poco.

C’è anche il multiplayer!

Questa volta il talentuoso studio non si è accontentato di creare un’esperienza a giocatore singolo rifinita a puntino, ma ha anche inserito in Deathloop un semplice ma intrigante multiplayer. La già citata sinuosa e pericolosa Julienne può infatti nell’opera di Arkane essere impersonata anche da un giocatore, che potrà quindi dilettarsi a mettere i bastoni tra le ruote a Colt.

Quando ciò accade la zona in cui si trova il protagonista viene sigillata, con il giocatore che può, per farla franca, o imbracciare una pericolosa danza della morte con il temuto avversario o disattivare delle antenne e riaprire così le vie d’uscita. Un buon diversivo tra un ciclo e l’altro, magari non all’altezza di quello che si sarebbe potuto raggiungere non limitando tale meccanica a singole zone, ma capace comunque di dare un quid ulteriore a un titolo che di motivi per essere giocato ne ha decisamente molti.

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VOTO: 9

CONCLUSIONI

Deathloop è un signor gioco, la summa di un percorso da parte di Arkane durato anni. Una buona trama, un gameplay favoloso e un ottimo level design rendono infatti l’ultima fatica dello studio Bethesda un qualcosa che merita di esser giocato e vissuto. Forse si poteva spingere qualcosa in più per quanto riguarda il comparto multigiocatore, ma per il resto l’avventura di Colt è una delle più belle esperienze ludiche dell’anno.


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