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Kao the Kangaroo: il ritorno del marsupiale – Recensione

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Ad esser sinceri, non mi sarei mai aspettato di rivedere un giorno Kao the Kangaroo. Tra tutti i ritorni [im]possibili, ho sempre pensato che avremmo visto prima un nuovo episodio di Gex, Ape Escape, Croc o di altri platform un po’ più blasonati e rimasti nel cuore dei videogiocatori di vecchia data. E invece ecco che a sorpresa scende di nuovo in pista il carismatico marsupiale, il quale, dopo alcuni capitoli rilasciati sin dai tempi del Dreamcast, si fa forte di questo episodio inedito che mi ha lasciato più che soddisfatto, seppur non esente da piccoli problemucci e sbavature di vario tipo.

Per chi se lo stesse chiedendo, il team di sviluppo è lo stesso che ha realizzato il primissimo Kao the Kangaroo degli anni 2000, ovvero lo studio polacco Tate Multimedia (accorpatosi in passato con gli ex X-Ray Interactive) che a questo giro hanno svolto un lavoro più che dignitoso. La nuova iterazione dedicata al coraggioso canguro è un platform che non si fa mancare nulla: ritroviamo un level design notevole e sempre piuttosto ispirato, qualche piccolo rompicapo qua e là, sezioni di gioco uniche, un buon platforming ed un tasso di esplorazione soddisfacente. Il tutto accompagnato da una colonna sonora deliziosa e che sa il fatto suo sfoggiando talvolta musiche tribali che ben si sposano con il contesto e la direzione artistica intrapresa.

Kao the Kangaroo

Parlando proprio di aspetto tecnico e stilistico, devo riconoscere che gli sviluppatori hanno tirato fuori quello che è molto probabilmente il miglior immaginario tra tutti i titoli della serie con protagonista il simpatico marsupiale, graziato da una cura per i dettagli più che valida considerando le risorse a disposizione e il budget non di certo esoso per la realizzazione dell’opera. Kao the Kangaroo regala infatti scorci colorati e belli da ammirare con una varietà abbastanza alta delle ambientazioni, sebbene riproponga i classici archetipi visti e stravisti nel genere platform (ma non necessariamente è un male). A maggior ragione dispiace per qualche sbavatura in alcune collisioni e animazioni e per delle rigidità un pelino stupide; nulla che possa compromettere l’esperienza, in ogni caso. Buone pure le cutscene, ma vista la natura del progetto non aspettatevi delle transizioni dirette da scena a gameplay.

Il titolo non è però solo vario nella sua componente audiovisiva, ma anche nelle soluzioni ludiche che propone per tutta la durata dell’avventura. Il tasso di sfida non è tra i più alti, ma risulta comunque divertente tirar pugni a destra e manca per sconfiggere i nemici e saltare ed arrampicarsi tra le varie piattaforme. Non da meno le boss fight che, nella loro semplicità, si dimostrano sempre appaganti. Non manca qualche segmento più ostico, sebbene la curva di difficoltà sia nel complesso tarata verso il basso. Anche in questo caso non me la sento però di ritenerlo un vero difetto (così come non lo è in un Kirby), proprio perché sono dell’idea che non sia l’estremamente facile o difficile il problema, quanto piuttosto l’eccessiva banalità e/o frustrazione che ne derivano. E non è il caso di Kao the Kangaroo che ai miei occhi non si è rivelato mai banale, bensì tutt’altro.

Di sicuro rientra tra i migliori capitoli del franchise, però non me la sento di definirlo il più bello tra tutti, nonostante sia un prodotto di qualità sotto ogni punto di vista. Certamente è un netto passo in avanti rispetto al primo episodio che a conti fatti non era altro che un’opera derivativa da Crash Bandicoot (la struttura era pressoché identica), ma già il secondo aveva dimostrato una certa maturazione del team di sviluppo. Sebbene nessun Kao the Kangaroo – nuovo capitolo compreso – possa definirsi davvero originale, si tratta comunque di giochi piacevolissimi da giocare e che vantano ottime trovate di gameplay. L’ultima iterazione del marsupiale non fa eccezione, ma per quanto si sforzi di essere sempre fresca e brillante (e lo è) fa comunque alcuni piccoli passi indietro rispetto a Kao the Kangaroo: Round 2. Mancano infatti alcuni elementi caratteristici della serie e che qui – assieme ad ulteriori e nuovi espedienti – potevano esplodere in tutto il loro splendore. Tate Multimedia ha però deciso di concentrarsi su meno cose, cercando tuttavia di mantenere un solido equilibrio; il che va benissimo, nonostante si potesse osare un pochino di più, soprattutto considerando quello che è possibile fare in Round 2. In realtà anche Mystery of the Volcano propone escamotage interessantissimi, ma al contempo risulta un po’ meno ispirato nella visione di insieme, cosa in cui l’ultimissimo Kao the Kangaroo – al contrario – brilla in maniera esemplare.

Kao the Kangaroo

Come in ogni platform che si rispetti non mancheranno svariati collezionabili e sezioni bonus (nascoste) tutte da scovare. A tal proposito il titolo in questione fa un egregio lavoro nell’ubicazione di tali elementi, considerando pure la realizzazione degli stage che vantano un’ampiezza di tutto rispetto con diramazioni, bivi e segreti in ogni dove. Bisogna aguzzare bene la vista per riuscire a trovare tutto, il che dona un gradito senso di soddisfazione. La trama invece non è che un mero pretesto per avventurarsi in questo piacevolissimo viaggio, ma bisogna riconoscere la simpatia dei personaggi e dei loro dialoghi che sapranno sicuramente strapparvi un sorriso in più occasioni. Kao the Kangaroo è completabile in circa cinque o sei orette (a seconda della velocità del videogiocatore) se si tira dritto noncuranti dei collezionabili; cercando di prendere tutto fin da subito, le ore salgono ad almeno otto o dieci, e per chi punta al famigerato 100% aggiungetene qualcuna in più. Non saprei dirvi se ci sia qualche mondo extra sbloccabile completando tutto, ma parrebbe proprio di no (purtroppo non sono riuscito a raccogliere tutti i collezionabili per poterlo affermare con certezza).

Ho avuto modo di provare il gioco in anteprima su PlayStation 4 (modello base) e devo dire che si comporta molto bene (eccezion fatta per le sbavature tecniche di cui sopra). Da segnalare vi è solo un presunto bug audio: non sembra che ci siano sezioni prive di musica, quanto piuttosto un errore di programmazione che rimuove momentaneamente l’accompagnamento sonoro. Capita in rarissime circostanze e non è nulla che non si possa risolvere con delle patch (magari già con quella day one).

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CONCLUSIONI
Overall
7.6/10
7.6/10
  • GRAFICA - 8.2/10
    8.2/10
  • GAMEPLAY - 7.9/10
    7.9/10
  • AUDIO - 7.7/10
    7.7/10
  • LONGEVITÀ - 7.5/10
    7.5/10

IN SINTESI

Kao the Kangaroo fa il suo ritorno nel miglior modo possibile, proponendo un’avventura deliziosissima, capace di far staccare un po’ la spina, rilassando il videogiocatore con la sua esperienza molto old school. Rimane giusto un pizzico di rammarico per alcune sbavature tecniche e per non aver osato come in Round 2, ma può darsi che il potenziale oggi inespresso lo vedremo al più presto in un eventuale sequel. Tuttavia non è così scontato un ulteriore episodio inedito, proprio per questo motivo Tate Multimedia avrebbe forse dovuto spingere sull’acceleratore finché possibile. Ciò detto, l’opera ultima dello studio polacco in uscita quest’oggi ha comunque tutte le carte in regola per appassionare grandi e piccini. Nonostante tutto, la varietà ludica non manca, né tantomeno il divertimento; ergo, va più che bene anche così.


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Ismaele "Isma92" Mosca

Appassionato di videogiochi sin da piccolo, al punto tale da portarlo nel tempo a scrivere per circa dieci anni per il settore videoludico. Dopo aver lasciato tutte le testate per le quali scriveva, eccolo intraprendere una nuova avventura sulle pagine di Pushbutton.it, piccola realtà nata dalla sua mente e quella di due grandi compagni di viaggio, nonché cari amici: Gennaro Schiavelli e Antonio Rodo. Retrogamer incallito e musicista, ama la pizza e la cultura nipponica ed è pronto a raccontarvi e condividere tutto quello che gli passa per la testa.