House of Ashes: una maledizione da spezzare – Recensione
Dalle navi fantasma di Man of Medan alle streghe di Little Hope (qui la nostra recensione), Supermassive Games arriva con il terzo capitolo chiamato House of Ashes, tratto dalla The Dark Pictures Anthology pubblicata da Bandai Namco.
House of Ashes vi farà immergere in una nuova avventura horror, ambientata in Iraq, con protagonisti non un gruppetto di ragazzi qualunque, bensì dei militari appartenenti alle Forze Speciali Americane.
La missione consisterà nel trovare il collocamento di alcune armi di massa nascoste dal famigerato Saddam Hussein, ma purtroppo, come spesso accade e abbiamo imparato a conoscere in questi episodi o nelle opere cinematografiche, la missione non andrà mai come pianificata, in quanto il gruppo composto da Nick, Jason, Eric, Rachel e dal tenente iracheno Salem, che andrà ad aggiungersi successivamente, finirà con il rivelarsi un incubo maledetto.
Volete conoscere la verità?
Il nemico del mio nemico è mio amico
Nelle battute iniziali assisteremo ad un prologo che narrerà degli eventi accaduti nelle terre irachene, un tempo sotto il dominio dei Sumeri. Non vi racconterò di quello che accadrà, in quanto sarete voi stessi a scoprirlo una volta che lo giocherete.
Passati all’incirca una ventina di minuti, ci ritroveremo a fare due chiacchiere con il Curatore, di un’eleganza fine che ci introdurrà in questo nuovo episodio. Tutto avrà luogo in Iraq, nell’anno 2003, dove le forze militari americane sono giunte oramai al termine di un conflitto contro gli iracheni.
Qui verranno introdotti i protagonisti del racconto che andremo ad impersonare durante la nostra avventura e sulla missione alla quale prenderanno parte. È interessante vedere come la produzione operi sui due fronti nello stesso momento: difatti nel primo scenario avremo il gruppo di soldati che organizzerà il necessario per intraprendere il nuovo ordine, mentre in parallelo, il nemico con protagonista il tenente iracheno Salam si preparerà a sua volta per difendersi dall’attacco nemico.
Tutto avrà inizio quando, una volta arrivati sul campo, il gruppo americano si ritroverà coinvolto in un bombardamento che li farà precipitare nelle gallerie sotterranee, piene di templi antichi. Per quanto l’esplorazione di questi sembrerà interessante, finirà solo con il peggiorare in quanto i nostri protagonisti si ritroveranno prede da parte di creature arcaiche dalle enormi fattezze.
Sarà una corsa contro il tempo è mai come questa volta rimanere in vita non sarà un gioco da ragazzi.
Un aspetto interessante è che durante il decorso dell’avventura, verremo chiamati noi giocatori ad impersonare – come da manuale – ogni membro del gruppo avente un suo background storico. Quello che inoltre differenzia l’opera dai precedenti capitoli è la possibilità di controllare anche uno dei personaggi ostili, nonché il tenente precipitato a sua volta con gli americani.
Insomma, quando si dice il nemico del mio nemico è mio amico.
Avere i riflessi pronti
Per quanto House of Ashes sia in grado di offrire una buona narrazione, purtroppo, sul fronte del gameplay non mi è parso essere chissà quanto innovativo rispetto ai precedenti. Come per gli episodi passati, dovremo fare attenzione a tutta una serie di quick time event che, se non eseguiti col giusto tempismo, potranno peggiorare solo la situazione mettendoci ancora più in pericolo.
Questi momenti saranno principalmente legati alle sezioni di fuga o azione. Premere un solo comando sbagliato comporterà ad una fatale conseguenza; avere i riflessi pronti sarà un impresa ardua, come la decisione di prendere delle scelte legate ai protagonisti e inclini ai rapporti con i colleghi, in quanto potranno andare – come nei capitoli precedenti – a cambiare il loro decorso durante la storia, nel bene o nel male. Un aspetto notevolmente migliorato, reso sicuramente molto più stimolante.
Tutti questi elementi rendono il gameplay non poi così differente dai predecessori; forse un cambio di direzione sarebbe stato perfetto e avrebbe reso ancora più appagante l’opera. Riguardo ciò che lo rende un gioco di avventura a tutti gli effetti, vi sono i collezionabili e una propensione alla riflessione nel cercare di risolvere alcuni enigmi, ma purtroppo si attestano su livelli base come puzzle ambientali che equivalgono magari al ritrovamento degli oggetti utilizzati automaticamente poco dopo dal nostro personaggio.
Il livello di difficoltà è molto basso, nonostante la modalità abbia tre gradi differenti; forse un ampliamento maggiore sulle meccaniche e un grado di difficoltà avrebbe reso tutto più elevato.
Un film interattivo
Quello che sicuramente ha contraddistinto questa antologia horror sono le storie raccontate. House of Ashes ha infatti una buona sceneggiatura e un cast contraddistinto da volti noti come la bellissima Ashley Tisdale. Proprio a questo proposito è stato impressionante vedere come graficamente, comprese la performance attoriali, sia spettacolare.
Noi abbiamo avuto modo di provarlo sia su PlayStation 4 che su PlayStation 5 e malgrado qualche calo di frame rate rimane comunque una piacevole visione. Fin dai primi minuti sembra di assistere ad un film interattivo piuttosto che ad un videogioco; scelta che delinea i due prossimi episodi della serie.
VOTO: 8
CONCLUSIONI
In definitiva, anche se tratta di un storia horror, rispetto a Little Hope, House of Ashes è l’episodio meno spaventoso, ma il più riuscito finora. La longevità non va al di sopra delle 6-7 ore di gioco, ma in ogni caso indicativa se ci si vuol prendere il tempo necessario per trovare tutti i collezionabili e dedicarsi ad una vera e propria caccia al tesoro. Se avete giocato ai capitoli precedenti, questo non potrete proprio farvelo scappare e quale occasione migliore se non giocarlo alle porte di Halloween?
Appassionato di videogiochi e di cinema fin dalla tenera età. Crescendo negli anni ha incominciato studiarli e a comprendere tutto ciò che si cela dietro il processo creativo.