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The Artful Escape: un viaggio musicale – Recensione

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Incuriosito dalle belle parole lette in rete e approfittando della sua presenza nel catalogo Xbox Game Pass sin dal day one, ieri ho deciso di dare un’occhiata al peculiare The Artful Escape rilasciato da Annapurna Interactive per Xbox e PC. E credetemi se vi dico che n’è valsa la pena. Difficile inquadrarlo in un genere specifico; faccio prima a dirvi che è un viaggio. Un viaggio musicale e introspettivo di un’artista. Quell’artista che vive dentro ognuno di noi, ma che non tutti riusciamo a tirar fuori.

Ecco, messa così potrei già concludere questa recensione, ma ovviamente c’è tanto da dire in merito e ci tengo particolarmente a farlo in quanto non capita tanto spesso di sentirsi così coinvolti da un videogioco. Ieri sera ho fatto partire il titolo e tralasciando la pausa cena, ho staccato quando il viaggio era giunto al suo termine (dopo circa cinque orette), con i titoli di coda sullo schermo e la consapevolezza di aver vissuto un’esperienza che azzarderei quasi come… bizzarra. Da un lato un gioco che nelle meccaniche prettamente ludiche si presenta parecchio minimale, guidato e semplicissimo; dall’altro un contesto che prende tutti questi aspetti – che in altri casi potrebbero risultare compromettenti – e ne fa probabilmente il punto di forza.

The Artful Escape

Cos’è The Artful Escape, quindi? Bella domanda, e vi ho risposto prima. Se invece volete sapere cosa si faccia effettivamente nel gioco, beh… vi basti sapere che prenderete il controllo di un certo Francis Vendetti, un adolescente chitarrista folk che segue le orme del genio che risponde al nome di Johnson Vendetti, suo zio. Ma seguire questo percorso è ciò che il protagonista realmente vuole o è solo quello che tutti gli altri si aspettano da lui? D’altronde il buon Francis non si sente che un’ombra del suo parente scomparso e la sua musica non può essere e mai sarà quella del compianto e venerato zio. Eppure, in quel di Calypso (luogo immaginario del gioco) vi è un festival in onore della leggenda e il nipote dovrà suonare il repertorio musicale dello zio in suo onore; perché è quello che la gente del posto vuole; perché è quello che tutti si aspettano da lui.

Francis ha però una sua identità, ma non riesce a tirarla fuori. Ha paura, non crede di poterlo fare poiché teme le reazioni del pubblico. Teme di venir deriso da tutti quelli che conosce. Insomma, quei problemi che possono passare per la testa di un aspirante artista (o semplicemente di un essere umano). Ed è qui che prende vita il viaggio di Francis, dalle sue paure e insicurezze che lo porteranno a vivere un’avventura inaspettata in una sorta di platform musicale narrativo in cui farsi strada a suon di schitarrate. Tuttavia non aspettatevi del platforming nel senso stretto del termine, in quanto le interazioni si riveleranno comunque minimali e quello che il giocatore sarà chiamato a fare per la maggiore è leggere dialoghi (davvero ben scritti) e superare delle sezioni musicali in cui ripetere le sequenze di tasti mostrate sullo schermo. Un po’ quello che si faceva in un noto minigioco con gli Skull Kid nelle Lost Woods di quel capolavoro di The Legend of Zelda: Ocarina of Time.

The Artful Escape

Parallelismi a parte, The Artful Escape in queste situazioni più interattive mostra il fianco ad una semplicità di base che potrebbe non accontentare coloro che da una produzione cercano (magari pure giustamente) un gioco nel senso stretto del termine. Anzi, io vi direi di evitarlo in tal caso. Questo perché il margine di errore c’è, ma l’opera realizzata da Beethoven & Dinosaur non è mai punitiva: cadi da un dirupo e ricominci da lì; sbagli a premere un tasto durante le fasi musicali, riparti da quella sequenza. Quello che ho pensato mentre giocavo è che indubbiamente non sarebbe stato male osare un pelino di più nella parte interattiva ed alzare giusto di un pizzico il tasso di “sfida” (ammesso si possa comunque definire tale in un prodotto del genere). Gli sviluppatori si sono però concentrati sull’intensità del viaggio, sulla scrittura, che è senza dubbio il fiore all’occhiello dell’opera, e sul ricreare un qualcosa che funzionasse appunto nella visione d’insieme.

Il titolo vanta infatti una direzione artistica da capogiro, audiovisivamente tra le cose più belle viste in questo 2021 (e non solo nel panorama indie) e non bastano le immagini per comprendere ciò che è, poiché rende al meglio proprio in movimento. Mi risulta anche difficile descrivere il senso di stupore che mi ha lasciato per tutto il tempo, soprattutto quando non ti aspetti certi risvolti narrativi. Il viaggio è semplicemente meraviglioso, e lo è perché tutto si trova al posto giusto, riuscendo a ricreare quel mix perfetto di elementi che toccano le corde emotive e l’animo. D’altronde tutti i dubbi e le insicurezze di Francis si ripercuotono sul fruitore ed è insieme al protagonista che affronteremo questo percorso alla riscoperta di noi stessi e per prepararci all’esibizione più importante della vita. Una riscoperta dalla quale ne usciremo di sicuro con qualcosa in più; con la consapevolezza che è sempre giusto essere ciò che siamo, sebbene possa essere quello che gli altri non vogliono (o non si aspettano) da noi.

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CONCLUSIONI
Overall
8.5/10
8.5/10
  • GRAFICA - 9.1/10
    9.1/10
  • GAMEPLAY - 7.6/10
    7.6/10
  • AUDIO - 9.3/10
    9.3/10
  • LONGEVITÀ - 7.4/10
    7.4/10

IN SINTESI

The Artfule Escape è un videogioco che dimostra semplicemente quanto questo medium sia cresciuto e quanto sia da sciocchi non definirlo arte. Un prodotto in cui era possibile osare senz’altro un pelino di più nelle interazioni ludiche (in senso stretto), ma che al contempo riesce a fondere tutti gli elementi per ricreare una formula efficace e capace di coinvolgere emotivamente coloro che non hanno altre pretese. Il racconto è molto potente, i personaggi solidi e ben caratterizzati e il contesto cultural-musicale è di sicuro un valore aggiunto per tutti i musicisti e/o appassionati di musica come me che decideranno di dargli una chance. Un’opera che consiglio caldamente e che invito a provare appena possibile, specie se abbonati all’Xbox Game Pass. Insomma, siete pronti a ritrovare l’artista perduto che vige dentro di voi?


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Ismaele "Isma92" Mosca

Appassionato di videogiochi sin da piccolo, al punto tale da portarlo nel tempo a scrivere per circa dieci anni per il settore videoludico. Dopo aver lasciato tutte le testate per le quali scriveva, eccolo intraprendere una nuova avventura sulle pagine di Pushbutton.it, piccola realtà nata dalla sua mente e quella di due grandi compagni di viaggio, nonché cari amici: Gennaro Schiavelli e Antonio Rodo. Retrogamer incallito e musicista, ama la pizza e la cultura nipponica ed è pronto a raccontarvi e condividere tutto quello che gli passa per la testa.