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Game Boy Advance: Supplemento Nintendo La Rivista Ufficiale n. 1 – #retromagazine

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Ah, il caro vecchio Game Boy Advance. Non me ne voglia nessuno, ma questa è LA console portatile. Non tanto per un discorso di mera portabilità, tant’è vero che il primo modello non è nemmeno retroilluminato (solite scelte del GAZ tipiche di Nintendo), bensì prettamente di qualità. Talmente tanta che spinse Nintendo La Rivista Ufficiale a creare un suo supplemento per coprire nel miglior modo possibile tutto quello che riguardava la piccola portatile della grande N. Per il #retromagazine di oggi ecco quindi Game Boy Advance La Rivista Ufficiale, il primissimo numero dell’ormai lontano 2003 (100% GBA, come suggerisce l’angolino in alto a sinistra).

Con questa console potevamo ai tempi fare quello che oggi più comodamente tutti facciamo con Nintendo Switch, ovvero giocare a titoli fantastici sia sulla televisione grazie al supporto del Game Boy Player che in portatile con la console stessa, chiaramente. Certo, già vedo qualcuno affermare che questa feature fosse stata già implementata addirittura da quella superba piattaforma quale è il Super Famicom attraverso il Super Game Boy. Nulla di più vero, ma volete mettere portare su grande schermo la qualità visiva dei primi modelli di GB con quella garantita dal GBA? Non c’è proprio storia e basterebbe una sola immagine di The Legend of Zelda: The Minish Cap per comprendere quanto sostengo.

 

Oggi non siamo però qui per parlare di The Minish Cap; ciononostante è sempre la saga con protagonista Link al centro della nostra attenzione. In primo piano sulla copertina del numero d’esordio di Game Boy Advance La Rivista Ufficiale vi è proprio il mitico A Link to the Past & Four Swords. Per lanciare la loro particolare avventura multiplayer, Nintendo affiancò ad essa il capolavoro 16 bit che tra le tante aggiungeva persino un dungeon in più da affrontare qualora si fosse portato a termine Four Swords. C’erano anche delle migliorie e la campionatura vocale di Link presa da Ocarina of Time. Non mancava qualche leggera differenza, ma per noi italiani l’elemento più importante fu la traduzione nella nostra lingua.

E se volevi rigiocare A Link to the Past sulla TV ‒ seppur splendido anche in portatile ‒ bastava solamente un GB Player e ti ritrovavi addirittura una qualità visiva superiore (non in tutto) rispetto a quella del Super Famicom; considerando che, chip audio a parte, il GBA sfoggiava un hardware che nulla aveva da invidiare al fratello maggiore (o cugino) a 16 bit (a parte per i colori). Citando la rivista stessa: “Un capolavoro senza tempo, cristallino, divertente, emozionante, pieno di idee e semplicemente leggendario” al punto tale da beccarsi un 99% in pagella. Mica male.

 

Eppure, in questo numero non c’era soltanto A Link to the Past (provvisto anche di una bella soluzione completa), ma anche la recensione di Castlevania: Aria of Sorrow, le mappe di Metroid Fusion e anteprime dedicate a titoli del calibro di Final Fantasy Tactics Advance, Metroid Zero Mission e del fantastico Mario & Luigi: Super Star Saga (conosciuto ancora con il titolo giapponese Mario & Luigi RPG). Senza dimenticare Super Mario Advance 4, il quale altro non era che un porting di Super Mario Bros. 3 della versione All-Stars, ma ancora più ricco e con diversi livelli aggiuntivi tramite le carte da inserire nella periferica Nintendo e-Reader. Vorrei però aprire una parentesi su Superstar Saga, la miglior opera apparsa su quel gioiellino che è il Game Boy Advance: un titolo divertente, curato e pieno zeppo di idee ingegnosissime dall’inizio alla fine. Mi ha stregato Super Star Saga, ma non chiedetemi il perché. So solo che si tratta di un’avventura che tutti dovreste vivere; anche con il remake per 3DS va bene.

Lo ribadisco ulteriormente: la miglior console portatile mai realizzata. Quando Nintendo sperimentava soluzioni di gameplay davvero uniche. Che spasso era giocare Four Swords Adventures da 2 a 4 GBA: tutti guardavano sulla TV, ma negli interni l’azione passava sullo schermino della piccola portatile, anticipando in parte già all’epoca le idee di DS e Wii U, permettendo inoltre di dividersi senza essere limitati dalla visuale. E che bomba poi Mario Kart: Super Circuit. Non ne sento mai parlare così tanto, eppure è un gran capitolo e te lo potevi giocare persino sul grande schermo grazie al Game Boy Player. Tra l’altro è il primo che aggiunge le piste retro riprese in questo caso dall’episodio Super Famicom; tuttavia andavano sbloccate raccogliendo 100 monete nell’apposito Gran Premio. GameCube e Game Boy Advance, forse l’accoppiata più bella della storia. Peccato che la triste sorte non abbia permesso di sperimentare ancor di più con questo superbo connubio.

Game Boy Advance
Game Boy Advance La Rivista Ufficiale promuoveva l’arrivo di GBA SP, la revisione arrivata qualche anno dopo per favorire la portabilità e, soprattutto, avere uno schermo finalmente illuminato a dovere ed in più la batteria interna ricaricabile. Ormai siamo abituati a ben altro, ma ai tempi le console portatili consumavano pile stilo in continuazione (ricordate il Game Gear di SEGA?) e quindi Nintendo cercava di ridurre i consumi con gli schermi non illuminati. Con il GBA SP il problema era finalmente risolto, sia dal punto di vista dei consumi che dell’illuminazione, nonché sul fattore comodità (chiuderlo e metterlo in tasca era il massimo), però personalmente non ho mai gradito l’ergonomia di questo modello, preferendo, perlomeno su tale aspetto, la prima edizione del Game Boy Advance. Era comunque un ottimo passo in avanti, sebbene oggi ci siano dei kit appositi per rendere il primo modello retroilluminato, e fa il suo figurone.

L’accoppiata rimane comunque sensazionale. Tempi in cui si univano le due piattaforme per vivere esperienze (solitamente multiplayer) uniche, come supporto a titoli prevalentemente in single player (ad esempio The Wind Waker con Radio Tingle). Ma quanto era bello Four Swords Adventures? Altro che Tri Force Heroes su 3DS. Una delle tante perle rilasciate su quella mitica console che è il GameCube. Collegare i Game Boy Advance per giocarci con gli amici non aveva prezzo. Opera di altissimo livello che propone una formula sì diversa, ma intrisa di tutta l’essenza tipica della serie. Senza contare che graficamente è deliziosissimo. E anche in single player si gioca che è un piacere, a differenza di quell’esperimento riuscito a metà che risponde al nome di Tri Force Heroes, appunto. Se ve lo siete persi, rimediate. Chissà se Nintendo si deciderà mai a riproporre un gioiello come questo, un giorno. Gran rammarico non averlo più in collezione, sebbene sia fortunatamente nelle mani di un amico fidato.

Quanto era bello giocare un Metroid Fusion o Zero Mission sul grande schermo? E magari sbloccare costumi o altro insieme a Metroid Prime unendo le due console? Altri tempi, insomma. Sembrava di essere nel futuro; in fondo Switch incarna parte di questa filosofia, ovviamente evoluta per i tempi moderni. Con il Cubetto e il suo gioiellino portatile sembrava di essere veramente nel futuro, all’epoca. Graziosa è anche la rivista, molto più piccola rispetto alla sorella maggiore, ma elegante e comunque ricca di contenuti dedicati al GBA. Le recensioni erano più contenute, ma ugualmente efficaci. E poi c’erano sempre interessanti speciali. Alcuni articoli erano ripresi dalla rivista principale, ma altri erano creati ad hoc per questa.

Game Boy Advance
In questa scheda potevamo vedere l’evoluzione del Game Boy partendo dalle origini con il Game & Watch, entrambe invenzioni brillanti del mito scomparso prematuramente, Gunpei Yokoi. Inoltre troviamo il modello SP descritto in ogni sua componente, in maniera semplice ma efficace.

Un ottimo supplemento, proprio come il GameCube con il Game Boy Advance, per capirci. Resta un po’ il rammarico di non averla vissuta nel suo periodo, ma è anche bello riscoprire il passato tra riviste e videogiochi. Perché in fondo non è mai troppo tardi per iniziare.

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Ismaele "Isma92" Mosca

Appassionato di videogiochi sin da piccolo, al punto tale da portarlo nel tempo a scrivere per circa dieci anni per il settore videoludico. Dopo aver lasciato tutte le testate per le quali scriveva, eccolo intraprendere una nuova avventura sulle pagine di Pushbutton.it, piccola realtà nata dalla sua mente e quella di due grandi compagni di viaggio, nonché cari amici: Gennaro Schiavelli e Antonio Rodo. Retrogamer incallito e musicista, ama la pizza e la cultura nipponica ed è pronto a raccontarvi e condividere tutto quello che gli passa per la testa.