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Super Mario Bros. Wonder: tra mondi e meraviglie – Recensione

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(4)

E dopo averlo a lungo atteso, bramato e sognato, eccomi qui a parlarvi di Super Mario Bros. Wonder a seguito di una run portata sino al tanto agognato 100%. Certo, è durata più l’attesa che non il viaggio, ma cavolo se n’è valsa la pena. Finalmente l’intramontabile Super Mario World – Super Mario Bros. 4 ha ricevuto il vero sequel che meritava da oltre trent’anni a questa parte; quel Super Mario Bros. 5 che tanto mancava all’appello e che riporta così la serie 2D delle avventure del baffuto idraulico verso l’eccellenza degna del glorioso passato, ritrovando quella qualità ormai sopita da tempo (non che i New Super Mario Bros. fossero giochi poco validi, ma sicuramente privi di quello smalto che ha da sempre contraddistinto la saga). Per l’occasione scendono nuovamente in pista persino Shigeru Miyamoto nel ruolo di supervisore e Koji Kondo in quello di direttore del suono (e fa davvero la differenza, credetemi). Immancabile inoltre il tributo del grande Takashi Tezuka che vestirà ancora una volta i panni di producer. Il mitico trio è dunque ritornato in grande spolvero, confezionando un’esperienza ricchissima, variegata e di ciclopico spessore. Esente da difetti? Purtroppo no, ma si tratta comunque di elementi marginali che non vanno ad intaccare minimamente il fattore meraviglia che riesce a regalare questo nuovo episodio della più grande e celebre IP della storia dei videogiochi; mai sottotitolo fu più azzeccato, per capirci.

Quando Mario e compagni lasciano il Regno dei Funghi ci regalano puntualmente soddisfazioni immense, tant’è vero che le avventure più memorabili si svolgono quasi sempre al di fuori del classico immaginario che noi tutti conosciamo. La destinazione è il Regno dei Fiori con tutte le sue fantastiche meraviglie annesse, le quali si riveleranno il vero e proprio elemento di punta di questo nuovo viaggio. Un viaggio che ci riporterà ancora una volta faccia a faccia contro il temibile Bowser, ma questa volta non per salvare la principessa Peach dalle sue grinfie, bensì per impedirgli di scatenare le sue mostruosità e nefandezze. Non sarà però facile visto che il malvagio ed iconico antagonista ha rubato uno dei tesori più preziosi del regno, ovvero il Fiore Meraviglia, diventando un tutt’uno con il castello del reame e seminando terrore e panico verso il popolo dei Poplin (che sono un po’ i Toad del Regno dei Fiori). Per contrastarlo sarà necessario recuperare i Semi Meraviglia, sparsi qua e là per i vari mondi, e i Semi Supremi. Ad accompagnarci in tale impresa vi sarà pure il sovrano del regno, il Principe Florian. Insomma, un semplice – nonché classico – pretesto, ma più che efficace per catapultarci in un’esperienza divertentissima, capace di lasciarci per tutto il tempo con il sorriso stampato sul volto. Non c’è stato davvero un attimo in cui il gioco non mi lasciasse meravigliato dallo stupore, ammirando in ogni singolo livello sempre qualche grande trovata geniale. Eh sì, ero proprio felice come un fanciullo durante le partite a Super Mario Bros. Wonder, capace di farmi dimenticare, almeno in quel momento, tutti i problemi della vita, nonché un’esperienza terribile con la ricezione dell’opera da parte di Bartolini (di cui magari ve ne parlerò in un’altra occasione).

Super Mario Bros. Wonder
Inizia l’avventura. Qui è possibile intravedere uno dei fiori parlanti, simpaticissimi e carismatici personaggi che ritroveremo in ogni singola ambientazione e che ci delizieranno con qualche battuta, un semplice saluto o anche… un suggerimento.

La nuova avventura di Mario e compagni si presenta subito nel migliore dei modi, con un primo livello che ci fa prendere confidenza e dimestichezza con le meccaniche e con l’inedita trasformazione in elefante, davvero devastante e quasi inadeguata, ma al contempo così funzionale al contesto ludico ed artistico fuori controllo dell’opera. Pura gioia audiovisiva, specie considerando le superlative animazioni, gli effetti sonori decisamente perfetti e una completa sinergia tra l’aspetto tecnico e quello prettamente ludico, garantendo così una fluidità ed una precisione dei controlli inarrivabile. Muoversi in Super Mario Bros. Wonder è proprio un piacere immenso e ricorda molto più da vicino quel lontano Super Mario World dei bei vecchi tempi, nonostante l’impostazione à la Bros., ponendosi quindi come una sua diretta evoluzione (d’altronde è come fosse il suo sequel, no?). Notare poi tutti i piccoli dettagli artistici, le buffe espressioni, i movimenti a ritmo di musica e quant’altro diventa quasi un gioco nel gioco, regalando chicche a non finire. D’altronde il titolo mette in scena una quantità spropositata di livelli e sfide tutti diversi tra loro, ognuno unico nel suo genere, non dando mai freno alla creatività. Semplicemente WONDERFUL!, mi verrebbe da dire.

La serie creata dal Maestro, Shigeru Miyamoto, si è sempre contraddistinta per il suo mirabolante sound design, ma a questo giro bisogna proprio dire che il buon Koji Kondo si è superato. Impossibile non esaltarsi e ridere di gusto durante i vari musical, negli stage a ritmo, oppure nei cambi di intensità della musica a seconda della trasformazione (proprio come in World che aggiungeva le percussioni alla traccia musicale quando si era in groppa a Yoshi, essa muta durante la metamorfosi in elefante). Risulta tutto così curato, minuzioso e preciso che faccio davvero fatica a trovare dei difetti. Dopotutto pure la colonna sonora si è rivelata brillante ed eccezionale, sebbene non sempre varia nella caratterizzazione di alcune aree; nonostante ciò rimane semplicemente impeccabile nel fare da sfondo in ogni circostanza. Dal punto di vista estetico non gli si può proprio dire nulla a Super Mario Bros. Wonder; non mi sento di potergli muovere nessuna critica, tenendo in considerazione i valori immensi dell’opera. Valori che esplodono durante la raccolta dei Fiori Meraviglia che aggiungono il tocco Wonder al livello che si sta affrontando, ma mai avrei immaginato che ogni livello principale ne garantisse uno. Certo, qualche effetto si ripete, ma è anche giusto così visto che alcuni sono davvero strepitosi e sarebbe stato un peccato averli relegati in un unico segmento; non gli avrebbe permesso di sfoggiare tutto il potenziale, ma in linea di massima Nintendo è davvero riuscita a stupire in ogni singola circostanza.

Super Mario Bros. Wonder
Bowser, fuso col castello del Regno dei Fiori, viene a guastare le feste come suo solito.

Cambi di prospettiva, azzeramento della gravità, ambientazione che impazzisce, trasformazioni bizzarre e chi più ne ha, più ne metta. L’estro creativo in questo titolo è veramente fuori scala e il divertimento che ne scaturisce è oltremodo disarmante. Arrivi ogni volta che ti chiedi che perla ti regalerà il prossimo Fiore Meraviglia e puntualmente, quando credi ormai di averle viste tutte, ecco che spunta un nuovo effetto in cui ancora non ti eri imbattuto. Un mix di genio e follia che aggiunge del pepe non soltanto all’esperienza di Super Mario Bros. Wonder, bensì alza direttamente l’asticella nel genere dei platform 2D. Ed è così per tutta la durata dell’avventura (o quasi). Trovarli fa inoltre parte del completamento globale e se in alcuni di essi ci si imbatte per stessa volontà degli sviluppatori, altri sono nascosti e vanno quindi scovati, talvolta ubicati in posti davvero impensabili. Tuttavia non sono mai impazzito nel loro ritrovamento, così come nel resto dei collezionabili e delle uscite segrete per il 100%.

Questo ci porta quindi ad analizzare uno dei piccoli difetti dell’opera, ovvero l’eccessiva semplicità dei segreti. Super Mario Bros. Wonder non raggiunge mai picchi di difficoltà elevata (non è nella sua intenzione), ma di tanto in tanto regala comunque qualche gradita soddisfazione (soprattutto nei livelli a cinque stelle). Tuttavia era lecito aspettarsi qualcosina in più in termini di sfida nel suo completamento globale. Raramente si diventa matti nel trovare una delle tre monete viola o il Fiore Meraviglia che conduce all’apposito Seme, così come la seconda uscita (laddove presente). Un gran peccato proprio perché il gameplay di Wonder è eccelso e permette di realizzare cose fuori dal normale. Vi sono inoltre delle spille – ulteriore novità del gioco – che donano al nostro protagonista abilità particolari che permettono di approcciare le varie situazioni nel modo che più ci aggrada. Alcune possono semplificarci la vita, altre complicarcela… ma sta di fatto che nessuna è davvero fondamentale ai fini pratici dell’esperienza (al più potrebbero alzare il tasso di rigiocabilità).

Fortunatamente ci sono delle sfide apposite in cui sfruttarle a dovere (e queste devo dire sono bene o male tutte molto belle), dove probabilmente si affrontano le fasi platforming più avvincenti di tutta l’esperienza: proprio per questo motivo, con un elemento del genere che apre a scenari infiniti di gameplay, è davvero un peccato non aver sfruttato tali abilità per il raggiungimento di alcuni posti segreti specifici; le Sfide Spilla ne sono la prova lampante (le porti a compimento e ti rammarichi che certe cose fighissime le esegui solamente lì). Quella di Super Mario Bros. Wonder è senza dubbio alcuno una scelta di game design precisa e ponderata, volta ad offrire al videogiocatore più modi di affrontare le sue sfide; ciò non toglie che osare di più non avrebbe guastato… anzi, avrebbe altresì spronato il fruitore dell’opera a provare ogni singola spilla, magari tornando in un vecchio scenario dopo averne recuperata una in particolare ed esclamando qualcosa tipo: “ah, con questa posso tornare lì”. Pretenzioso e troppo vicino al backtracking di un metroidvania? Forse, ma le carte in regola per realizzare qualcosa del genere vi erano tutte. Non per altro lo stesso Super Mario World regalava chicche di questo tipo con gli interruttori colorati (poi che ci fossero sempre metodi alternativi per bypassare l’ostacolo, altro discorso; questo è d’altronde un classico nelle produzioni Nintendo).

Ciò detto, le note dolenti della produzione non finiscono purtroppo qui ed è opportuno segnalarle tutte. Un’altra cosa che ad esempio non ho gradito sono le boss fight, di per sé nemmeno brutte, ma considerando che il titolo è probabilmente uno dei più ricchi in termini di immaginario e iconografia, con un numero spropositato di vecchie e nuove conoscenze e sorprese a non finire, rammarica abbastanza relegare le battaglie contro il solito Bowser Jr. e basta. Stesso discorso per i velieri volanti che fanno il loro ritorno in questa nuova iterazione Mariesca, ma oltre ad esser presenti in una quantità esigua, risultano abbastanza dimenticabili (con l’effetto del Fiore Meraviglia che si ripete in ognuno di essi) e sprovviste addirittura di boss fight. Sembra quasi un ossimoro una scelta del genere in un’opera che fa della varietà uno dei suoi punti massimi di forza e che presenta, tra le tante, anche una delle migliori boss battle finali che la serie abbia mai ospitato. Chiude il cerchio la gestione della world map che è in realtà uno dei pregi del prodotto e regala svariate soddisfazioni, soprattutto perché l’interazione con essa è diversa di mondo in mondo. Allora perché ne sto parlando male? In realtà non è mia intenzione bollarla come un elemento negativo, quanto piuttosto come un qualcosa che poteva essere gestito e sfruttato ancora meglio (proprio come le spille).

I mondi di Super Mario Bros. Wonder hanno dei segmenti “aperti” dove muoversi liberamente. Fatta eccezione per un mondo (non vi dirò quale) che presenta addirittura dei livelli nascosti, in tutti gli altri la libertà non serve ad altro che giocare nell’ordine che si preferisce alcuni stage e sfide. Ma ecco, non si fa molto altro se non scovare Capitan Toad. Ancora una volta un elemento dal potenziale incredibile su carta che non viene però approfondito a dovere, complici pure le pochissime uscite extra che non apportano chissà quali modifiche alla planimetria del luogo, né tantomeno ci permettono di raggiungere luoghi segreti (se non di tanto in tanto). Bastava disseminare di minigiochi ed extra le varie ambientazioni e renderle più interattive proprio come Super Mario Bros. 3 (nel quale si utilizzavano oggetti specifici anche per influenzare la mappa stessa, oltre al fatto che vi erano i Koopa Bros. – e non solo – a muoversi su quel suolo, pronti a metterci i bastoni tra le ruote) e dare un senso maggiore alle uscite segrete e magari incrementarne di numero. Invece tutto è molto minimale, nonostante sulle prime battute, vedendo la vastità delle stesse, sembrava di avere tra le mani la miglior world map mai vista nei Super Mario 2D. Dispiace perché per certi versi poteva esserlo, considerando che ci sono degli elementi davvero originali e caratteristici (che alcuni mondi mettono in risalto più di altri).

Questione di prospettive… uno degli effetti Wonder.

Non posso non concludere facendo un piccolo cenno sulle nuove trasformazioni in Trivella e Bolla che, assieme a quella in Elefante, non vengono forse sfruttate al 100% (e molte situazioni sono risolvibili anche senza l’apposito power-up), ma quantomeno, a differenza delle spille, vi è un numero di gran lunga maggiore di situazioni in cui torneranno utili per il raggiungimento di un passaggio nascosto o di una moneta viola da 10 (valuta speciale del gioco, insieme alle monete viola piccole), regalando così svariate soddisfazioni. Tra le tre, nonostante Mario Elefante sia stato quello più pubblicizzato da Nintendo, quasi ad evidenziarla come la novità di punta, io ho preferito la Trivella che aggiunge davvero una marcia in più all’esplorazione. Non mancano poi dei segmenti molto Super Mario Maker style, sia nella risoluzione che nel mero level design, che evidenziano quanto quest’ultimo abbia influito nel processo di sviluppo. Degli effetti dei Fiori Meraviglia c’è invece l’imbarazzo della scelta, trattandosi di uno degli aspetti più riusciti di tutto Super Mario Bros. Wonder.

Non da meno il ritmo, sempre incessante e frenetico, tanto che io stesso ne volevo sempre di più (non so quante volte mi son detto: “dai, vedo solo che effetto meraviglia c’è in questo livello e poi smetto”), complice la bellezza audiovisiva, la fluidità e i controlli maestosi che danno quasi l’idea di ritrovarci dinanzi ad un cartone animato in movimento, sia in modalità TV che in portatile (inutile dirvi che spettacolo sia su Switch Oled). Non manca inoltre una più che valida modalità multiplayer (sia in locale che online), decisamente arricchita rispetto al passato, sebbene la scelta dei personaggi sia di fatto solamente una mera skin a differenza del Bros. 2 USA e di 3D World. Tuttavia ciò non inficia sulla bontà del multiplayer che rimane pur sempre un valore aggiunto. Le meraviglie, d’altronde, non finiscono mai.

Super Mario Bros. Wonder
Il mio 100%.

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CONCLUSIONI
Overall
8.6/10
8.6/10
  • GRAFICA - 9.4/10
    9.4/10
  • GAMEPLAY - 9/10
    9/10
  • AUDIO - 9.2/10
    9.2/10
  • LONGEVITÀ - 8.3/10
    8.3/10

IN SINTESI

Super Mario Bros. Wonder è vittima forse delle sue stesse ambizioni, tanto da spingere il team a concentrarsi su degli aspetti, tralasciandone inevitabilmente altri non meno importanti. Da un lato abbiamo un prodotto dal gameplay solido e stratificato che sfoggia estro creativo a non finire e varietà impareggiabile, con una direzione artistica da capogiro ed un sound design pazzesco a fare da cornice, dall’altro delle cadute di stile e scarsi approfondimenti ludici che lo rendono un quadro sì sempre di estimabile valore, ma un po’ rovinato e dunque non valutabile al meglio, nonostante le immense qualità. Non aiuta infine un post game non del tutto brillante. Vero che il mondo extra sia raggiungibile in qualsiasi momento dell’avventura, proprio come la Star Road di Super Mario World (al termine di quest’ultima vi era tuttavia uno Special World, ricordiamolo), ma è altresì vero che negli ultimi anni la serie del baffuto idraulico ci ha abituati a ricevere piatti decisamente più ricchi, vedasi Super Mario 3D Land, 3D World e Odyssey.

Sembra quasi surreale che Nintendo abbia da un lato realizzato uno dei platform 2D più belli di sempre, ma dall’altro si sia parecchio limitata per non renderlo davvero tale. Tutto ciò non va comunque a sminuire i valori incredibili e preziosi della produzione che con la trovata dei Fiori Meraviglia porta il platform 2D verso nuovi ed inesplorati orizzonti. Pur con questi piccoli e marginali difetti (quantomeno in rapporto agli incredibili pregi), rimane un’esperienza superlativa e spassosissima, che regala ore ed ore di sano divertimento e pura spensieratezza, capace di meravigliare in molteplici circostanze. Rimane il rammarico, ma non si può non volergli bene lo stesso, nonché non desiderare un sequel che vada a perfezionare questa formula comunque riuscitissima. Non raggiungerà l’apice, né tantomeno quel trio indiscusso composto da Super Mario Bros. 3, Super Mario Land 2 e Super Mario World, ma si ritaglia senz’altro un piccolo spazio nell’Olimpo tra i grandi.


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Ismaele "Isma92" Mosca

Appassionato di videogiochi sin da piccolo, al punto tale da portarlo nel tempo a scrivere per circa dieci anni per il settore videoludico. Dopo aver lasciato tutte le testate per le quali scriveva, eccolo intraprendere una nuova avventura sulle pagine di Pushbutton.it, piccola realtà nata dalla sua mente e quella di due grandi compagni di viaggio, nonché cari amici: Gennaro Schiavelli e Antonio Rodo. Retrogamer incallito e musicista, ama la pizza e la cultura nipponica ed è pronto a raccontarvi e condividere tutto quello che gli passa per la testa.