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Chrono Cross: The Radical Dreamers Edition – Recensione

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Chrono Cross torna sui nostri schermi con una remastered che mi ha lasciato un tantino interdetto

Non appena le voci su una possibile remastered dedicata a Chrono Cross hanno iniziato ad intensificarsi, non potete capire quanto il mio hype sia salito alle stelle. Solitamente mi esalto di rado, ma quando succede, spesso, è per titoli così, che pur essendo riedizioni di giochi già spolpati a dovere, non riescono a lasciarmi freddo ed indifferente. Non mi stufo mai di suddette perle tirate a lucido, quindi (a differenza di molti), questo perché sogno di poter godere delle vecchie glorie passate sotto una nuova veste e perché mi esalta l’idea di aggiungere alla mia collezione attuale pezzi di un certo calibro, specie se trattasi di J-RPG.

D’altronde sono sempre quel qualcosa in più che accompagna il panorama videoludico attuale, dove tutto appare oggi piuttosto stantio e che ognuno è libero di acquistare o meno. Non è che un serial killer ti punta una pistola alla testa tanto da farti sentire costantemente minacciato e a spingerti a comprarle, per forza di cose. Semplicemente ci sono, esistono e se vuoi le fai tue senza rompere le palle a nessuno, tant’è che le solite lamentele urlate al coro del “basta remastered” le lascio ai coglioncelli che sentono la necessità di lamentarsi per ogni cazzata. Ma andatevene affanculo, vah. Giocate e non scassate la guallera.

chrono cross

Chiusa dunque questa piccola premessa, sono ben lieto di possedere nuovamente un titolo che dalle nostre parti non si fece vivo manco per il cazzo (tranne che per vie emulate) e che oggi può essere vissuto anche nel nostro bel Paese grazie all’aggiunta del nostro bell’idioma (ora in via del tutto ufficiale e non amatoriale). Certo è, che come ogni produzione Square Enix che si rispetti da diverso tempo a questa parte (fatte rare eccezioni), tutto odora un po’ di cacca, facendoti trasformare quell’hype iniziale, in una becera, cocente delusione. Ma procediamo con ordine, vah… Che se no alla fine ci arrivo già bello che avvelenato.

La storia di Chrono Cross la conosciamo tutti, no?

Ah, no?

E sticazzi, poiché non è che volevo parlarvi di quanto è figo il gioco in sé.

Ma vabbeh, facciamo il punto.

La storia di Chrono Cross è incentrata sulle gesta di un ragazzo chiamato Serge e sulla possibilità che gli viene data di viaggiare attraverso mondi paralleli. Dovendo affrontare una realtà alternativa dove lui è morto da bambino, Serge cerca di scoprire la verità sulla divergenza venuta a galla tra questi due, grazie all’ausilio della ladra Kid e di altri quarantatré personaggi, tutti reclutabili nel corso di questo assurdo viaggio attraverso l’arcipelago tropicale El Nido. Questi si ritroveranno a dover affrontare Lynx, un’oscuro quanto emblematico antagonista, durante la ricerca del proprio ignaro passato e di quella che viene comunemente chiamata Fiamma Ghiacciata. Un viaggio che vi porterà quindi tra le pieghe del tempo e che saprà restarvi tatuato addosso per il resto della vostra esistenza.

Chrono Cross

Questo è anche merito di un sistema di gioco quanto più classico possibile ma appagante come solo i più classici J-RPG sanno fare (non da meno il più recente Fantasian; QUI trovate la nostra recensione). Tutto è pertanto basato sull’esplorazione costante delle ambientazioni di gioco, l’interazione con numerosi personaggi (molti dei quali reclutabili), side-quest, level cap, scontri casuali (anche se con nemici visibili a schermo, ma ci siam capiti) e combat system a turni; ed è proprio quest’ultimo, con le sue peculiarità, a rappresentare qualcosa di diverso rispetto a quanto visto nei Final Fantasy e soci, per via di un sistema di combo basato tutto sulla precisione. Insomma, un titolo che ha nella sua faretra diverse frecce e che saprà colpirvi nel momento opportuno, là, dove deve; conquistandovi.

Ma come dicevo poc’anzi non era della qualità del gioco in sé ciò di cui volevo parlarvi, bensì della bontà (o meno) di questa riedizione.

Inizio col dirvi che ho recuperato per l’occasione la versione Nintendo Switch, vuoi perché volevo sparaflasharmi il titolo in portabilità sulla mia nuova OLED fiammante, vuoi perché per collezionismo ho preferito quest’ultima. Diciamo comunque che dalle altre versioni, avendo potuto tastare con mano anche quella PC, non è che poi cambi chissà cosa in termini di resa (alla fine trattasi di un titolo dell’era a 32 bit) e che le differenza tra l’una o l’altra sono pressoché nulle. Difatti se pure Digital Foundry l’ha definita una pessima remastered un motivo ci sarà, o son scemo io e quegli altri quattro gatti?

Come al solito, infatti, Square Enix si è limitata ad affidare il classico compitino da svolgere ad uno dei tanti sviluppatori che in questo caso risponde al nome di D4 Enterprise. Dico questo perché è evidente come codesta remastered, al pari di altre, non abbia goduto della fiducia necessaria (e quindi di qualche finanziamento più corposo) per ridare totale lustro ad una gemma rara come Chrono Cross. Lo noti dalle piccolezze come il frame rate rimasto pressoché invariato e che presenta persino alcuni cali (stiam scherzando?), ma lo noti persino dalla possibilità di adattare il gioco ad uno schermo 16:9 senza doverlo necessariamente strechare o dai filmati in bassa risoluzione. Insomma, solita pigrizia in quel di Square Enix quando si tratta di trasporre il passato ai giorni nostri. Tanto oh, minimo sforzo, massima resa finché esistono pirla come il sottoscritto disposti a farsi in quattro per accaparrarsi ‘st’amenità [tranquillo, ci sono anch’io… ed altri mille come noi – NdR – Isma].

chrono cross

Che poi brutta brutta non è ‘sta versione, non quanto quella dei Final Fantasy (VII, VIII e IX) che per carità, Dio ce ne scampi. Infatti ci viene data la possibilità di accelerare e rallentare l’azione di gioco; gli scenari sono finalmente in alta risoluzione (anche se per via di una palette cromatica particolare tendono ad essere troppo slavati e lontani dalla qualità raggiunta dai fan di Final Fantasy IX con la Moguri Mod); la colonna sonora è stata riarrangiata e i testi sono finalmente tradotti in lingua italiana (presentando un adattamento buono, ma non sempre fedele); che possiamo attivare l’invulnerabilità e giocare così il titolo senza pretese e con il gusto di rilassarsi; che vi è data la possibilità di switchare la versione classica originariamente uscita su PS1 con quella attuale.

Capito? Non è poi così malvagia a conti fatti.

Ma era lecito attendersi qualcosa in più dal versante tecnico anche lato frame rate, e non solo una rivisitazione dei modelli poligonali. Cavolo, su PC da che mondo e mondo, i modder riescono a fare decisamente meglio sotto ogni punto di vista e questi, che hanno fior fior di quattrini, se ne escono con prodotti pigri e puzzolenti? Eddai, su. Va bene aver aggiunto l’ultimo anello mancante di questa catena, quello che fa da collante tra Chrono Cross e Chrono Trigger e che altro non è che una visual novel uscita nel 1996 (esclusivamente su Satellaview) dal titolo Radical Dreamers – Nusumenai Hōseki; però pure questa, non è che ne giustifica in toto la suddetta riedizione (che costa circa 20 carte).

Sarà che da chi c’ha i sordi t’aspetti sempre tanto, ma se non c’è core, amico mio, con li sordi ce fai poco.

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CONCLUSIONI
Overall
7.1/10
7.1/10
  • GRAFICA - 5/10
    5/10
  • GAMEPLAY - 7.5/10
    7.5/10
  • AUDIO - 8/10
    8/10
  • LONGEVITÀ - 8/10
    8/10

IN SINTESI

Chrono Cross: The Radical Dreamers Edition è a conti fatti una remastered un po’ pigra, meno sicuramente dei suoi cugini Final Fantasy VII, VIII e IX, ma pur sempre pigra. Il gioco è bello così come lo ricordavo e le piccole aggiunte fatte sono altresì gradevoli, ma il risultato appaga sempre e solo fino ad un certo punto. Incredibile come un’azienda come Square Enix non riesca a tirare fuori una remastered degna di essere giocata ed esente da sbavature tecniche, specie se equiparata al lavoro che riescono a farti i fan. Il mio voto è comunque positivo poiché penso che tutti dovrebbero rigiocarsi un J-RPG di tale caratura, pur con le sue magagne ma che, nonostante tutto, è stato tradotto finalmente nella nostra lingua e infarcito di alcune piccole trovate che potrebbero rendere l’esperienza rilassante e appetibile anche a chi vuol viversi solo ed esclusivamente quello che è il suo comparto narrativo.


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Gennaro Schiavelli

“Non vuoi niente. Non credi in niente. Il futuro è il tempo che ti rimane prima di finire un videogioco. Non credi nella vita dopo la morte e hai poca fiducia nella vita in generale. L’unica cosa che sai per certo è che non vuoi le stesse cose dei tuoi genitori.”